La stagione dei due anni, analisi completa e proposte!
Cari amici ippici dopo aver approcciato a inizio stagione il tema del calendario giovanile (Leggi QUI) adesso possiamo fornirvi un resoconto completo e analizzarlo assieme a voi, ovviamente aspettiamo vostri commenti e idee qui sul blog o sulla nostra pagina facebook.
Partiamo dai dati nudi e crudi che parlano di un 2016 con 367 corse per soli due anni disputate, non abbiamo volutamente conteggiato le due prove di Gruppo 3 per i 2 anni e oltre (Aloisi e Chiusura) perché non congrue e avrebbero falsato l’analisi oltre ad essere state snobbate dai giovani protagonisti. A fronte di questa quantità di prove alle gabbie di partenza si sono presentati 2467 partenti.
“…pochi partenti e in maggioranza importati…”
Il dato dei partenti totali ci dice che le nostre prove per i giovani sono stati frequentate da una media di 6,72 cavalli per corsa. Più che frequentate dovremmo dire evitate, perché davvero risulta difficile vedere il bicchiere mezzo pieno analizzando questo dato oggettivo.
Troppo pochi i cavalli impegnati in questo circuito che dovrebbe, in un’ippica sana, essere molto più frequentato.
Piccola parentesi, tra i suddetti 2467 partenti vediamo che ben il 52,66% sono stati cavalli importati o esteri, mentre solo il 47,34% sono italiani.
Numeri che fanno riflettere su un programma realizzato più per cavalli non italiani che per i nostri, tutto legale, ci mancherebbe, ma almeno permetteteci di alzare un sopracciglio (eufemismo) davanti a una situazione totalmente anomala e che non ha nessun termine di paragone all’estero. Paradossalmente sarebbe da chiedere un contributo al montepremi a paesi come l’Irlanda che grazie alle nostre corse riescono a smaltire un buon surplus della loro produzione.
Per giustificare questa scarsità di partenti neppure possiamo portare a parziale difesa la giustificazione che i nostri allenatori preparino il materiale principalmente per la stagione classica, cosa che avviene sovente in altri paesi come Germania o Francia. Sicuramente alcuni cavalli, azzardiamo a spanne (larghe) una settantina, non avranno ancora debuttato perché tardivi, ma risulta difficile sostenere questa tesi in un’ippica italiana che acquista, come visto appena sopra, innumerevoli soggetti all’estero, in particolare le aste puledri irlandesi sono presidiate dai nostri professionisti, idem vedasi per le aste di due anni in training.
Inoltre, lo stesso allevamento nostrano è da più di un decennio indirizzato alla produzione di cavalli precoci, con la scelta di stalloni da velocità o al massimo fino al miglio. Quel materiale che d’altronde viene richiesto maggiormente dai compratori, una scelta commerciale che è una delle poche ancore di salvezza a cui si possano aggrappare i nostri per non sprofondare definitivamente.
Una simile penuria di partenti appare quindi ancora più drammatica in questa nostra ippica.
Oramai ci stiamo abituando a numeri così scarni che magari qualcuno potrebbe pure trovarli positivi, ma per tacitare gli inguaribili ottimisti, se solo confrontiamo i risultati con quelli di altri paesi, se vi ricordate un nostro articolo di qualche mese fa parlavamo di una Francia che riteneva preoccupanti un numero di partenti medi sotto gli 11 (leggi QUI), oppure se li confrontiamo con quelli del passato tricolore, anche recente, diventano lo specchio di un disagio diffuso e di una mancanza di speranza per l’avvenire che dovrebbe far riflettere molto i nostri dirigenti.
Come ben sapete la nostra fiducia nelle alte cariche ippiche è talmente poca che preferiamo dunque provare noi a suggerire alcuni correttivi che potrebbero, se attuati bene e replicati nel medio periodo, portare benefici.
Innanzitutto partiamo dal numero di corse esistente che visto quanto sopra detto è oggettivamente esagerato per il numero di cavalli in attività. Diventa difficile poter fornire percentuali esatte di riduzione senza aver prima definito un quadro generale nel quale inserire con precisione il circuito dei bimbi, però è innegabile che un monte corse proporzionato dovrebbe posizionarsi in una forchetta tra le 290 e le 320 e aiuterebbe alquanto nell’incremento del numero di partenti medio per corsa.
La riduzione però, come nel caso del numero di convegni (leggi QUI), deve essere eseguita cum grano salis.
“…premiare chi investe consapevolmente…”
Sarebbero da privilegiare e mantenere in numero simile a oggi o di poco inferiore le prove di fine estate e autunno, dove la maggioranza delle nuove speranze fa il suo debutto a discapito piuttosto delle prove inserite tra maggio e giugno, dove infatti si scovano i numeri peggiori, solo 6,15 partenti a maggio con 41 prove, addirittura 6,05 in giugno su 32 test. Si potrebbe pensare di ridurre di quasi una quindicina di prove maggio e di una decina o poco più giugno.
Una forte decurtazione, non possiamo negarlo, che potrebbe scontentare i sostenitori del “poco ma spesso”, ma a loro di contraltare proponiamo un numero più ridotto di prove ma al contempo maggiorato nelle dotazioni. Il montepremi annuale riservato ai giovani rimarrebbe identico e dunque avrebbero la possibilità di rientrare dell’investimento in maniera più veloce e con meno dispendio energetico per i loro effettivi. Una gestione più mirata nella preparazione e meno una strategia da assalto alla diligenza che esaurisce il cavallo in pochi mesi.
Questa soluzione è volta a stimolare l’ingegno nello scovare e preparare cavalli precoci e validi per vincere premi da 6 a 9mila euro al primo, piuttosto che acquistare qualunque puledro, più o meno storto, per poter raggranellare poche centinaia di euro in tre o quattro prove nel giro di due mesi. L’obiettivo è innescare un circolo virtuoso capace di remunerare maggiormente chi investe davvero con consapevolezza, da chi invece cerca di approfittare di un sistema creato per dare la mancia a tutti.
Negli altri mesi il numero delle prove è tutto sommato adeguato, al limite si potrebbe limare ogni mese di un 5-10% al massimo.
“…problemi di distribuzione geografica…”
Un altro problema però nelle prove due anni è di natura distributiva, cioè in alcune zone si programmano corse per un parco cavalli di due anni che non esiste e infatti le prove con un numero di partenti che raggiunga la doppia cifra sono rari come un gronchi rosa.
Ippodromi importanti, come ad esempio Napoli, hanno troppe prove per due anni, infatti i numeri sono ben sotto la media nazionale, con 5,76 partenti su 46 corse e unico mese in linea con la media nazionale a luglio, guarda caso il mese top per il galoppo partenopeo e soprattutto quello in cui la concorrenza con Roma non è presente. Quando invece, come accaduto a novembre e dicembre, la concorrenza esiste la media si abbassa a 5 e a 5,45, oggettivamente numeri troppo bassi per non dover intervenire.
In questo caso, lo ribadiamo ancora una volta, pensare di programmare Roma e Napoli assieme vuol dire volere il male di Napoli che avendo molti meno cavalli stanziali è in difficoltà ad allestire campi folti. Idem potremmo portare i casi di Tagliacozzo o Corridonia e in parte anche Grosseto, dove le corse per due anni sono state quasi sempre dei flop.
“…troppi handicap per due anni?”
Altro problema è il tipo di corse proposte, ad esempio Milano si è trovata con 4 maiden nel mese di ottobre e cinque handicap. Sapendo che molte scuderie milanesi hanno tanti cavalli da far debuttare non era forse meglio, visto anche che parliamo di ottobre, programmare un paio di maiden in più, con una su una distanza da miglio, e due handicap in meno? Piccoli accorgimenti, ce ne rendiamo conto, ma che magari fanno la differenza tra una corsa riuscita e una no.
Ci leghiamo al discorso qui sopra in tema di handicap per due anni e facciamo nostra la riflessione di un importante allenatore che suggeriva: perché invece di calendarizzare così tanti handicap, che nel circuito giovani sono di difficile riuscita, visto il numero minimo di prove per classificarli, non si prova a convertire alcuni di questi in reclamare/vendere, anche con dotazioni da handicap, perché no, e una scala di pesi che potrebbe efficacemente simulare la scala dei pesi di un handicap e raccogliere soprattutto più concorrenti? Visto lo scarsa quantità di cavalli reclamati in Italia potrebbe essere un’idea da approfondire.
Altra idea, lo sappiamo che è solo una nostra fissa, ma perché si programma il Campobello a sole due settimane dal Berardelli? Basterebbe portare a 3 settimane la distanza per consentire al primo di essere una sorta di preparazione per il secondo e consentire il giusto riposo ai nostri giovani. Se invece, come la pensiamo noi, sono prove svincolate, perché non pensare a un Campobello sui 1900/2000 di pista grande e magari alla fine del meeting ambrosiano, a metà novembre? Anche qui solo un’umile proposta da vagliare.
“…un bonus per i puledri…”
Infine accenniamo soltanto a un provvedimento che non attiene alla sfera della programmazione e sul quale torneremo approfonditamente.
Un incentivo che porterebbe grandi benefici all’incremento del numero di cavalli di due anni in attività e si tratta del bonus per l’acquisto di cavalli. Si traduce in concreto in uno sgravio fiscale per l’acquisto dei puledri.
Lo Stato dovrebbe riconoscere la possibilità di detrarre suddividendola su più anni, si potrebbe pensare a un arco triennale o quadriennale legato alla vita agonistica dei nostri amati protagonisti, una percentuale del costo di acquisto di un foal o uno yearling. Nulla di nuovo se pensiamo che esiste da anni in altri settori con il bonus ristrutturazioni, o il bonus energetico.
Proviamo a pensare che volano creerebbe il detrarre una percentuale del 40-50% del costo di acquisto di un puledro. Non solo i nostri prodotti si venderebbero più facilmente ma si darebbe un giusto beneficio ai nostri proprietari che si meritano una simile ricompensa non fosse altro per la loro fedeltà nel tempo.
Si incentiverebbe a cascata anche l’aumento del parco fattrici e dunque dei futuri nati italiani, giacché gli allevatori sarebbero stimolati a produrre di più a fronte di una domanda più elevata. Infine si darebbe un grande colpo alla pratica del nero perché gli acquirenti sarebbero spronati grazie alla detrazione a dichiarare l’intera somma senza passaggi oscuri.
Sappiamo che non è cosa facile far digerire alla Politica un qualsiasi cambiamento ma perché non provarci? La maggioranza delle proposte qui sopra sono a costo zero, anzi portano solo vantaggi economici, le altre devono essere spiegate bene ma hanno basi più che fondate.
Unico dubbio, i nostri dirigenti sapranno spiegare le nostre ragioni abbastanza bene?
Antonio Viani@DerbyWinnerblog
7 gennaio 2017 alle 14:06
Ciao articolo come sempre perfetto nulla da eccepire purtroppo chi è ai comandi è una manica di ignoranti e opportunisti. un abbraccio
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18 gennaio 2017 alle 20:51
[…] ho lanciate attraverso il discorso sulla programmazione generale e quella dei due anni (leggi QUI e QUI) e altre proposte, ve lo prometto, non tarderanno ad arrivare – allora dovremo partire subito con […]
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