Nuovo anno, nuova programmazione?
Buon 2017 amici ippici e speriamo sia davvero un anno buono, diciamo che ci basterebbe differente da quelli che lo hanno preceduto nell’ultimo quinquennio almeno.
In verità se dobbiamo basarci sugli ultimi fuochi del 2016 le previsioni sono quantomeno funeste. I nostro esimi dirigenti hanno infatti scelto di non decidere riguardo al programma tecnico, pubblicando il primo atto 2017 a fine dicembre e riguardante il solo mese di gennaio – non sia mai che i nostri “esperti” riescano a partorire in un’unica tornata almeno un semestre come accade ovunque – per di più ricopiando pedissequamente quello del gennaio 2016.
Però attenzione, hanno voluto comunque apportare un tocco di genio per dimostrare che i soldi (tanti) che mensilmente paghiamo non sono sprecati, visto il loro innegabile “talento”. Hanno perciò disposto la riduzione di una corsa per convegno, al galoppo passiamo da 7 a 6 corse a giornata, mantenendo inalterato il numero dei convegni. Ottima scelta perché così non si scontentano i veri padroni del vapore ippico italico, indovinate chi sono, ma ovvio gli ippodromi.
“…una programmazione per un’ippica inesistente…”
Una pennellata d’autore, non c’è che dire, perché riuscire non solo a non cambiare una programmazione che fa acqua da tutte le parti, ma addirittura a peggiorarla è mossa da veri geni (del male però).
Come ripetiamo da tempo, il programma italiano – quello che ne rimane dopo le nefandezze degli ultimi anni – è oggi strutturato per un parco cavalli e un’ippica che non è più attuale, non lo diciamo noi ma i risultati di un anno che ha visto un numero di partenti, in piano, mai così scarno.
Dobbiamo ricordare ai nostri dirigenti le tante corse con tre o quattro partenti che ci siamo dovuti sorbire, oppure quelle con cinque o sei partenti di cui la quasi totalità, quando non la totalità, dello stesso allenatore? Dobbiamo ricordare a lor signori dei palazzi romani i convegni con medie di cinque o sei partenti per corsa avuti in tanti ippodromi come Napoli, Varese o Tagliacozzo ma anche convegni totalmente inutili ai fini del gioco e della selezione come molti infrasettimanali di Milano o Roma? Oppure corse identiche per chiamata programmate nello stesso giorno o week end tra Roma e Milano?
Insomma una programmazione caotica e slegata dalla realtà che non solo non premia i migliori nostri attori, cavalli e scuderie, quelli che dovrebbero essere il fiore all’occhiello del movimento e che dovrebbero essere salvaguardati al massimo perché senza le star il grande pubblico non va a vedere lo spettacolo. Ma che oramai non consente neppure agli artisti della routine di vivere dignitosamente, perché i premi sono talmente rarefatti che la distribuzione non si può più chiamare a pioggia ma ad acquerugiola.
Visto che crediamo non si possa solo criticare ma che sia utile proporre soluzioni attuabili a costo zero per il settore ve ne proponiamo alcune.
Innanzitutto prima di ogni decisione bisogna eseguire una seria (leggasi veritiera) analisi di quanti e dove siano posizionati i cavalli in attività e di quanti siano i puledri in allenamento, buona norma vorrebbe anche capire di quanti yearling disponiamo in Italia, giusto per poter programmare tenendo conto di tutte le variabili ed evitare modifiche profonde ogni anno. Questi sono tutti dati che dovrebbero essere già in mano degli addetti del Ministero, troppo difficile recuperarli dal database?
“…un taglio (non lineare) del 20% al numero di convegni…”
Anticipando i risultati e prendendo spunto dal programma 2016, un punto fermo è necessario in ogni modello, incominciamo subito dicendo che non possiamo esimerci dal partire da un taglio profondo al numero di convegni disputati, nel 2016 sono stati, al galoppo, 487, crediamo sia necessario non superare i 400, anzi se possibile sarebbe utile rimanere sotto questa soglia, diciamo attorno ai 390. Questa sforbiciata, che dunque deve essere almeno del 20% rispetto al passato per sviluppare i suoi effetti positivi, deve però essere compiuta in maniera non lineare – concetto che dovrebbe essere ovvio ma conoscendo i nostri tecnici e le loro capacità è meglio rimarcarlo – ma utilizzando ancora una volta i dati di cui parlavamo sopra e le finalità che la programmazione nazionale vuole raggiungere, cioè la selezione tecnica del parco cavalli in attività in Italia e la riuscita, sia spettacolare sia per le scommesse, delle corse.
Un ulteriore aiuto concreto alla miglior organizzazione arriva dallo storico. Sappiamo bene ormai che gli appassionati ippici, vi assicuriamo che esistono e non sono neppure pochi, non digeriscono tutto senza fiatare, ma anzi hanno sviluppato un olfatto degno di un cane da trifola e sanno riconoscere da lontano un convegno mal confezionato da uno interessante, sia ai fini del gioco sia per quanto concerne lo spettacolo in pista. Quindi si potrebbe agevolmente ricercare i convegni che hanno avuto il gradimento del pubblico e non solo cercare di riproporli, ma soprattutto capire il perché del loro successo. Certo prima di tutto bisognerebbe capire chi sono i nostri clienti e cosa vogliono…
Ultimo aspetto legato alla programmazione e di cui abbiamo accennato sopra e che vogliamo ora evidenziare è che la scelta di ridurre da 7 a 6 il numero di corse per convegno è una tale follia che chiunque sano di mente, o almeno intellettualmente onesto, non avrebbe mai neppure pensato, altroché attuato.
Non solo così facendo non si diminuiscono i costi fissi legati all’organizzazione delle corse che anzi aumentano perché vanno a ripartirsi su un numero più basso di prove, le famose 6, ma in più hanno l’effetto di far raccogliere meno gioco, visto che si toglie una prova su cui scommettere. Anche qui bisognava fare l’esatto contrario, lo abbiamo ripetuto fino alla nausea tutto l’anno scorso, ovvero aumentare il numero di corse riducendo, come detto poc’anzi, il numero dei convegni. Portare a 8, 9 o in alcuni casi particolari anche 10 le prove per convegno genera delle economie di scala e un circolo virtuoso per il quale tutta l’ippica ne beneficia. Poter concentrare in un’unica giornata più corse vuol dire creare le condizioni perché le stesse corse presentino più partenti con tutti i vantaggi per le scommesse e lo spettacolo legati ai campi più folti.
Ci sarebbe altri provvedimenti da attuare ma per adesso accontentiamoci di questi. Non ci paiono impossibili da porre in essere o che comportino costi folli, anzi semmai farebbero risparmiare svariati milioni all’ente e porterebbero più soldi, derivanti dalle scommesse, nel carniere ippico.
Che ne dite, ci sarà qualche categoria intenzionata a portare avanti queste proposte? Così, giusto per dimostrare di non essere conniventi con questo andazzo ministeriale…
Antonio Viani@DerbyWinnerblog
3 gennaio 2017 alle 8:45
articolo perfetto come Sempre ma sono tutti incompetenti tranne gli ippodromi che sono gli unici furbi . ciao
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6 gennaio 2017 alle 18:44
[…] numero di partenti medio per corsa. La riduzione però, come nel caso del numero di convegni (leggi QUI), deve essere eseguita cum grano […]
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18 gennaio 2017 alle 20:51
[…] le ho lanciate attraverso il discorso sulla programmazione generale e quella dei due anni (leggi QUI e QUI) e altre proposte, ve lo prometto, non tarderanno ad arrivare – allora dovremo partire […]
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