Come trasformare un campione in fuoriclasse
Non è semplice distinguere tra un campione e un fuoriclasse ma spesso si tende a generalizzare troppo e allora in questa sede vogliamo approfondire una tesi frequente, secondo la quale sarebbe semplice allenare i campioni. Non è così perché sono i grandi allenatori a trasformare i campioni in fuoriclasse.
Prendete Sea The Moon, l’ufo tedesco da Sea The Stars che da imbattuto nel Derby di Amburgo ha incantato il mondo infliggendo undici lunghezze ai suoi coetanei, diventando il favorito per l’Arc de Triomphe. Un problema muscolare emerso dopo la strepitosa performance ha posto qualche dubbio sull’allievo di Markus Klug (Markus chi?) proprio nell’imminenza del rientro fissato nel Grosser Preis Von Baden Baden, consueta tappa di avvicinamento verso il big eventi di Longchamp.
Il portacolori del Gestut Gorlsdorf, certamente neanche minimamente vicino all’80% della condizione, è sceso in pista lo stesso, perdendo in un colpo solo imbattibilità, credibilità e prestigio. Una mazzata che poteva benissimo essere risparmiata, soprattutto per un favorito a mezzo. Dopo la bruciante sconfitta il buon Klug ha rilasciato dichiarazioni patetiche mostrandosi soddisfatto per una prestazione che aveva messo in preventivo in vista di un superbo progresso nell’Arc de Triomphe. Nel giro di qualche giorno è arrivata prima la notizia dell’aggravarsi dell’infortunio con relativa rinuncia a Longchamp e l’arrivederci al 2015, poi, due giorni fa, la comica è finita quando si è appresa la news del ritiro in razza di Sea The Moon.
Gestione a dir poco approssimativa, se il cavallo non era al top perché rischiare di correre il Grosser Preis? Fra qualche anno ci ricorderemo di lui come un potenziale fuoriclasse rimasto campione (tesi confutabile) per colpa, soprattutto del suo team.
Prendete Treve, la reginetta di Criquette Head che lo scorso anno ha lasciato di stucco il mondo intero firmando Diane, Vermeille e Arc da imbattuta. La portacolori di Joaan, a due settimane dall’Arc, è immersa nelle polemiche dovute a un continuo accanimento da parte della sua allenatrice, costretta a difendere strenuamente la scelta di mantenerla in allenamento a quattro anni. Le femmine sono molto particolari, spesso non completano il passaggio d’età e non è scritto da nessuna parte che debbano migliorare per forza il loro rendimento, anzi talvolta lo peggiorano. Zarkava nel 2008 percorse quasi l’identico cammino di Treve, aggiungendo la Poule allo spettacolare trittico Diane-Vermeille-Arc. Alain De Royer Dupre e Sua Altezza Aga Khan preferirono ritirarla in razza da imbattuta, lei sì una leggenda rimasta scolpita nella storia dell’ippica mondiale.
La nostra Criquette non ha avuto il coraggio di darle una meritata tregua neanche dopo le prime due sconfitte (quella nel Ganay contro Cirrus al rientro poteva pure starci) accampando scusanti come problemi di schiena e ai piedi. Il rientro opaco nel Vermeille non ha cancellato alcun dubbio, anzi aggiunto una nuova, la terza in stagione, sconfitta, a una cavalla che soltanto dodici mesi fa aveva chiuso da leggenda. Noi vorremmo che la baia da Motivator ritrovasse i motivi migliori il prossimo 5 ottobre per un bis nell’Arc, in realtà molto improbabile, però fin da ora ci sentiamo di condannare questo continuo insistere da parte della sua allenatrice.
John Gosden sta facendo una stagione memorabile, forse la migliore di sempre, ha rispettato la sua campionessa (non fuoriclasse) The Fugue, mettendola in razza a causa dell’infortunio emerso dopo lo straripante sigillo nelle Prince of Wales’s, ma non capiamo la scelta di correre le Yorkshire Oaks con la possibile fuoriclasse Taghrooda.
La baia da Sea The Stars aveva dominato le Oaks di Epsom e incantato il mondo stracciando gli anziani nelle King George (scelta azzeccata da Sheikh Hamdan), in una corsa che da sempre però lascia più di uno strascico (Harbinger, Novellist, Danedream solo alcune delle ultime vittime illustri). Cos’altro doveva dimostrare la povera Taghrooda? Metterla in razza direttamente era troppo difficile? Rispettarla per un mese e prepararla per l’Arc passando per il Vermeille (a corsa vista un altro Gruppo I già in tasca) era un sogno impossibile? No, via dentro nelle Yorskhire Oaks, con tutto da perdere e niente da guadagnare, su una pista falsa che appiattisce i valori, per di più in un meeting da sempre tomba di grandi campioni, soprattutto per la scomoda posizione nel calendario internazionale. Tahgrooda ha perso l’imbattibilità, sconfitta da Tapestry, ma ha ritrovato la leadership nell’antepost Arc dopo i trials di Longchamp e il ritiro di STM, bella consolazione!
Prendete Avenir Certain, chapeau Monsieur Rouget, l’unica imbattuta al via nell’Arc de Triomphe e guardate il cammino che le ha disegnato il suo allenatore. Rientro soft in condizionata per preparare la Poule, puntualmente conquistata, tentativo sulla distanza nel Diane, superato a pieni voti e meritato riposo. L’Arc è stato individuato come ultimo obiettivo e allora perché non tentare la carta freschezza puntando a un semplice La Nonette a Deauville, ad un mese e venti giorni dal big event parigino? I grandi trainers trasformano i campioni in fuoriclasse e allora tutto il tifo il prossimo 5 ottobre sarà per la figlia di Le Havre, capace di diventare leggenda in caso di trionfo.
Australia è caduto nelle Irish Champion, lo aveva già fatto all’esordio e nelle 2000 Ghinee, sapevamo che non eravamo di fronte ad un fuoriclasse ma allora perché, caro Aidan, illudere il mondo indicandolo come uno dei migliori cavalli mai allenati?
Anche Kingman è caduto nelle 2000 Ghinee ma soltanto per sfortuna e se andate a chiedere al figlio di Invincible Spirit vi dirà che è imbattuto perché quel giorno, in un’edizione quanto mai caotica, non si è reso conto di aver perso da Night Of Thunder. L’unica macchia non resterà impressa negli anni perché l’ottimo John gli ha fatto vincere ben quattro Gruppi I consecutivi, chiudendo la Triple Crown estiva St James’s-Sussex-Le Marois mai riuscita a nessuno nella storia. Adesso è emersa un’infezione alla gola ma state tranquilli perché Abdullah e il suo team non lo rischieranno nelle QEII ad Ascot se non sarà al 100%, dirottandolo magari sulla Breeder’s Cup Mile per poi deciderne il futuro: razza o carriera dei quattro anni?
I grandi trainer trasformano i campioni in fuoriclasse e questo è l’insegnamento che ci ha lasciato l’immenso Sir Henry Cecil, il creatore di sua Maestà Frankel. È facile allenare i campioni, ma sapete cosa vuol dire allenare un elefante di muscoli che a due anni non aveva ancora imparato a correre e a incanalare il suo incredibile strapotere fisico? Cecil lo ha plasmato e maturato col tempo, lo ha seguito con incredibile cura, rispettato e programma nel migliore dei modi, evitandogli un Derby che in quel periodo per lui sarebbe diventato un viaggio tortuoso nello sconosciuto. L’infortunio all’inizio dei quattro anni aveva allarmato il mondo ma quando un campione del genere capita in mani così sublimi non c’è alcun pericolo. Il Mostro è tornato più forte di prima, il rientro nelle Lockinge ce lo ha consegnato ancora più maturo, soprattutto di testa. E Cecil lo percepiva, capiva che avrebbe potuto tenere anche il doppio chilometro, correndo più rilassato. Il suo lavoro è stato superbo e Frankel lo ha voluto ripagare chiudendo in gloria con la passeggiata nelle Juddmonte e la passerella finale da brividi nelle Champion, con la tribuna di Ascot gremita ad invocare la gloria eterna per il campione a quattro zampe e il fenomeno a due.
Cecil ha combattuto la sua grave malattia per Frankel, Frankel ha imparato a rilassarsi in corsa e a lottare soltanto per Sir Henry, che coppia inavvicinabile, da pelle d’oca. Tutti si ricordano adesso delle imprese di Frankel ma in pochi sottolineano il lavoro di Cecil. Di lui restano mille insegnamenti e una carriera incredibile, quella che soltanto i grandi trainer sanno disegnare. Grazie Sir Henry, uno dei pochi che riusciva a trasformare dei semplici campioni in eterni fuoriclasse.
Edoardo Borsacchi@Edobor88Edoardo