Un semestre italiano parte II, altre proposte!

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scudetto tricoloreIeri abbiamo incominciato un’analisi sullo stato del galoppo italiano prendendo in esame il primo semestre 2016 (Leggi QUI).
Vi abbiamo fornito i dati macro, corse disputate, convegni, partenti e abbiamo preso di petto la situazione dei nostri impianti principali, San Siro e Capannelle. Non soltanto valutandoli nel periodo ma cercando soluzioni concrete  per rilanciarli, come dovrebbe essere regola per un blog d’ippica.
Oggi invece analizzeremo cosa è successo nelle riunioni infrasettimanali e negli ippodromi cosiddetti “minori” e quali proposte scaturiscono.

Il problema della distribuzione temporale sul numero di partenti medio per campo è ancor più sensibile durante la settimana. Questo è probabilmente dovuto al fatto che in settimana, giustamente, si cerca di “far cassa” con programmi di routine, simili tra loro, che alla fine visto come sono sviluppati però non sempre raggiungono  quanto si prefiggono.
Programmare per esempio convegni in ippodromi vicini geograficamente e per comprensorio è, visti i dati, un errore. Se si organizza una due giorni, con Grosseto e il giorno successivo (o antecedente) Pisa o Firenze, diventa davvero difficile pensare che entrambe le riunioni possano riuscire, anzi in verità è più facile che non ne riesca bene nessuna.

“…ballare da sola…

I dati ci raccontano che Grosseto in questi casi ha raccolto 6,61 partenti mentre Pisa nello stesso periodo 7,24, entrambi dunque sotto il minimo accettabile. Firenze, la cui riunione è stata molto più contenuta e per un periodo di circa tre settimane ha potuto “ballare da sola”, ha avuto una media di 8,25 partenti. Non pensiamo sia un caso che una riunionetoscana più compressa e con periodi dove si può sfruttare il vantaggio di essere il solo campo in attività nel proprio bacino di riferimento, in questo caso quello toscano, abbia portato a una media più elevata delle altre piazze regionali.
Non solo, a supporto di quanto detto per Firenze, anche Pisa quando è stato campo unico in gennaio, assieme con Varese unico in funzione nel centro nord, ha realizzato una performance ben migliore con 8,61 partenti per corsa.
Pur riconoscendo tutte le migliori intenzioni agli handicapper dei vari ippodromi, che cercano di differenziare le chiamate, essendo questi ippodromi non di primissima fascia, dunque con montepremi e programmi quasi sempre simili (e dotazioni basse) il bacino da cui attingono è fondamentalmente lo stesso, dunque si tolgono cavalli a vicenda. Fondamentale è cercare di organizzare l’attività creando un unico tavolo di lavoro per tutti questi ippodromi vicini.

Caso a parte invece le Bettole dove assistiamo a nostro avviso a un problema differente dai precedenti. L’ippodromo insubrico nella sua riunione invernale di gennaio, febbraio e inizio marzo ha avuto una media di 6,31 partenti, numeri che se non sono record negativo ci si avvicinano molto.
Molto spesso si sostiene a proposito della riunione invernale varesina che esiste per far correre un certo tipo di cavalli, routinieri che altrimenti dovrebbero stare fermi fino alla riapertura di Milano, visti i numeri pare proprio che questa idea non sia più vera.
Se storciamo il naso con i numeri di un Grosseto, ancora di più davanti a certi partenti più che miseri diventa difficile pensare di salvare l’inverno delle Bettole, anzi, se non ci fosse probabilmente questi cavalli sarebbero incentivati a spostarsi verso Pisa o altre destinazioni, aumentandone le medie e innescando un circuito virtuoso. Siamo come sempre aperti ad altre letture, noi altre soluzioni non le vediamo e forse tornare a conferire lo status di ippodromo prettamente estivo a Varese potrebbe non essere un errore.

“…ippodromi con il medesimo bacino di cavalli…

Altrettanto penalizzante è organizzare una settimana che preveda 3 volte Roma e 1 Napoli e Tagliacozzo, che ha raccolto in totale 7,12 partenti medi per corsa disputata, oppure 2 volte Napoli e 1 Tagliacozzo in tre giorni consecutivi, e inoltre appena dopo la chiusura della stagione romana, una bella pensata che ha portato a una media totale di 6,5 partenti.
Sorge spontanea la domanda, era proprio necessario? Finita la lunga e tutto sommato remunerativa stagione romana bisognava proprio programmare ancora una settimana con 3 convegni al centro sud? Esiste un bacino ovb case 1tale di cavalli? I numeri dicono di no. Tutto questo pur avendo provato Tagliacozzo a limitare i danni creando dei micro convegni da 5 corse cadauno, che seppur pensati con le migliori intenzioni, non si possono dire il massimo a livello di spettacolo.
Siamo di fronte a ippodromi con il medesimo bacino di cavalli da cui pescare, sarebbe perciò il caso di armonizzare il loro calendario come se fossero un solo ippodromo e non 3 differenti. Significa a nostro avviso evitare sovrapposizioni, ci riferiamo a quando Napoli corre con Roma aperta, una inutile dispersione di risorse economiche, oppure cercare di modulare il numero e la dislocazione dei convegni a seconda del periodo dell’anno e magari ridurre le trasferte, torniamo al discorso dei meeting fatto ieri per le piazze principali ma che può valere per tutti se tagliato su misura.
Come per gli ippodromi toscani, il problema è sempre lo stesso, troppi convegni per i cavalli esistenti. Unica soluzione ridurre il numero di convegni.
Per il centro-sud Italia si potrebbe ipotizzare di fare tre convegni la settimana solo in alcuni periodi quando Roma è in attività, mentre nel resto del periodo due, soprattutto quando l’ippodromo della Capitale è chiuso. Ci pare il minimo sindacale delle modifiche, assieme a quanto sopra riportato.

In Toscana invece in primavera e autunno, quando non c’è Pisa e la concorrenza di Milano e Roma è forte, perché non programmare – nessuno li prenda come diktat, sono discorsi generali e dunque vanno poi adattati alla situazione contingente e al periodo dell’anno – un’unica riunione settimanale aumentando il numero di corse della stessa, cioè proprio il contrario di quanto provato quest’anno, dove si è ridotto il numero delle corse da sette a sei, ma si è mantenuto invariato il numero dei convegni.
Aumentando invece da sette a nove, o fino a dieci perché no, le corse per convegno si otterrebbe una riduzione dei costi fissi, visto che si organizzerebbero meno convegni e i costi di uno di questi verrebbe spalmato su più corse; un aumento del gioco a parità di costi fissi e con un unico ippodromo di riferimento un numero più elevato di partenti per corsa, a tutto vantaggio di spettacolo e gioco.
Queste riduzioni di convegni avrebbero anche la conseguenza di poter disporre di un montepremi più elevato per le riunioni rimanenti, dunque maggiori capacità remunerative per proprietari e professionisti.

“…troppi convegni finiscono con il cannibalizzarsi…

Infine abbiamo assistito nel semestre a uno o addirittura due giorni senza convegni di galoppo e subito dopo un giorno con tre convegni programmati contemporaneamente.
Ci pare questo uno spreco enorme di risorse, in questo caso soprattutto economiche, perché troppi convegni al galoppo che si sovrappongono finiscono con il cannibalizzarsi per quanto riguarda il volume di gioco, dunque non è solo l’aspetto tecnico a subirne ma pure la raccolta e in ultima analisi i ricavi del nostro mondo, tanto per rimarcare l’interconnessione tra i vari aspetti principali del settore ippico.
Per ultimo torniamo a un discorso che ci sta molto a cuore, quello delle corse per due anni, ben 77 in poco meno di tre mesi. Ebbene questa inflazione in pista cosa ha portato? Ovviamente a una media partenti per corsa di appena 6,17 puledri. Anche in questo caso ci chiediamo se non sarebbe stato meglio partire con maggiore prudenza, consci che la mancanza di materiale si avverte ancora di più con i neo due anni.
Magari ridurre a meno di una quarantina le corse, con dotazione maggiorata, avrebbe aumentato il numero medio dei partecipanti e reso più avvincenti le prove, a tutto vantaggio del sistema nel suo complesso, crediamo che anche questa possa essere una via da esplorare.
Non abbiamo toccato Siracusa o Merano nella nostra analisi non perché non siano importanti, anzi, il loro ruolo è per motivi differenti rilevante, ma sono talmente particolari per posizione geografica e ruolo ricoperto che viene difficile pensare a grandi modifiche per loro, se non una generica riduzione di qualche convegno invero pocoidee utile al comparto, ce ne sono anche qui non temete, e soprattutto una maggiore necessità di implementare il meccanismo dei meeting, principalmente per Merano, soluzione che potrebbe essere molto premiante.

Alla fine della nostra analisi possiamo affermare che l’idea generale di ridurre le corse è vera visti i numeri, ma sarebbe più utile al sistema tagliare di più i convegni che le corse.
Possiamo sostenere numeri alla mano che Milano e Roma devono ripensare il loro modo di relazionarsi preferendo l’alternanza alla contemporaneità.
Abbiamo visto che la distribuzione temporale e la connessione tra ippodromi sono fondamentali per decidere come e quanti convegni tagliare e soprattutto dove intervenire.
Sosteniamo infine che il meccanismo dei meeting potrebbe aiutare enormemente a realizzare quelle migliorie che tutti sogniamo per la nostra amata ippica.
Il problema adesso è solo decidere chi deve studiare e scegliere quali di queste nostre proposte sono da attuare e in che maniera. Il Mipaaf,  un futuro ente di gestione pubblico o privato, o chi?
Sinceramente è un discorso che in questo momento non ci appassiona, lo faccia chi vuole ma per favore lo faccia il prima possibile.
Noi più che analizzare, studiare, fornire suggerimenti e proposte, il tutto gratuitamente, non possiamo davvero fare…

Antonio Viani@DerbyWinnerblog

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