Treve vince l’Arc ed entra nella Leggenda!
Nella leggenda, titolava la prima pagina del Paris-Turf di oggi (qui a lato).
Titolo migliore è difficile, conquistando seconda vittoria consecutiva nel Prix de l’Arc de Triomphe, Treve è entrata di diritto nella leggenda del galoppo transalpino e quindi anche in quella del galoppo mondiale. Era dal lontano biennio 1977-1978, grazie al fenomenale Alleged, che non veniva concesso il bis nell’Arc. Ebbene, Treve quest’anno non ha seguito le direttive di Paganini e si è ripetuta anche quest’anno. Treve ha anche eguagliato un fenomenale campione come il nostro Ribot (1955-56).
La portacolori dello Sceicco Joaan Al Thani non ha solo vinto, ha dominato gli avversari prendendo il largo a metà della dirittura finale, sfruttando la corda ha iniziato ad aumentare le battute lasciando indietro i più quotati avversari senza che questi potessero opporre la minima resistenza. Treve in un colpo solo ha ritrovato tutta la sua qualità e potenza, quelle doti che avevano incantato il mondo intero nel 2013, quando da imbattuta conquistò il primo Arc.
Dobbiamo ammettere il nostro madornale errore di valutazione e la bontà delle ragioni professate dal team della campionessa. Dall’allenatrice Criquette Head, che ha sempre difeso la sua pupilla da ogni attacco e che, dopo l’ultimo lavoro, aveva affermato che quest’ultima corsa la figlia di Motivator l’avrebbe fatta al meglio delle sue possibilità e purtroppo (per noi fan) aveva ragione anche quando ha scelto di far scendere di sella Frankie per riportare sopra Treve il suo abituale fantino Thierry Jarnet, che ha montato in maniera perfetta, capendo alla perfezione cosa poteva dargli la sua campionessa. Dopo la corsa l’allenatrice era comprensibilmente in paradiso, le prime parole, davanti alle tribune gremite che l’acclamavano, sono state proprio per il pubblico: «Grazie mille volte! È grazie a tutti voi se siamo riusciti in questa impresa. Venite ancora più numerosi alle corse». Miglior spot per l’ippica è difficile da concepire.
In conferenza stampa aggiungeva che durante l’anno pur passando momenti difficili era sempre stata sicura delle possibilità di recupero della cavalla. Proprio in quest’occasione si lasciava andare a una stoccata contro il nostro Frankie Dettori, dicendo che quest’ultimo aveva dichiarato prima della corsa, alla stampa britannica, che Treve fosse oramai bollita, cosa certamente poco carina. A noi non risulta in questi termini ma se anche fosse crediamo che una tale vittoria non debba essere macchiata da vendette e ripicche personali, Treve certamente non lo merita e per di più il primo a congratularsi con Jarnet negli spogliatoi è stato proprio Frankie. Ovviamente non poteva mancare il ringraziamento al padre Alec Head, che dopo il Vermeille, in verità perso malamente, aveva detto testualmente: «Treve gli farà male (agli avversari, ndr) domenica». Il vecchio Alec, che dopo al corsa aveva delle lacrime di felicità da far intenerire chiunque, aveva ragione pure lui.
Insomma se è stato un rêve, un sogno in francese, per tutti coloro che credevano in Treve, è stato un incubo, anzi un véritable cauchemar, per tutti gli altri, dai favoriti Ectot e Avenir Certain finiti nelle retrovie senza mai contare nella corsa, ai giapponesi che per l’ennesima volta se ne vanno da Longchamp con le pive nel sacco e solo parzialmente consolati dal rush finale di Harp Star che dalla coda è venuta su forte conquistando però solo un sesto posto. Non ne abbiamo la controprova, ma forse con un fantino europeo, o transalpino, i risultati sarebbe stati differenti, vedere Olivier Peslier in tribuna e certi altri in pista fa davvero male.
Buon risultato per il secondo arrivato Flintshire e in una certa maniera anche per Taghrooda, terza, ma certo non erano arrrivati qui per un piazzamento, soprattutto la femmina che a nostro parere ha sofferto molto la sconfitta nelle Yorkshire Oaks. Quarto l’ottimo Kingston Hill, con il nostro Atzeni in sella che su un terreno non proprio favorevole si è comunque ben disimpegnato.
Permetteteci però in questo giusto tripudio di fanfare una nota che suona stonata, non perché la cavalla di Madame Head Maarek non sia una super campionessa, lo sarebbe stata anche in caso di sconfitta per quanto fatto vedere in passato, ma perché dopo una stagione davvero difficile per la figlia di Motivator, tre sconfitte in tre uscite prima dell’assolo di ieri e un avvicinamento quantomeno difficoltoso, vederla vincere in questo modo ci da un poco da pensare sulla qualità sopraffina di questo Arc. Non vogliamo scomodare edizioni passate, però il sospetto che non abbiamo visto un’edizione memorabile dal lato qualitativo un poco ci viene. Il sospetto che se ci fosse stato un Sea The Moon il risultato sarebbe stato differente ci assilla, ma siccome nell’ippica, come nella vita, i se e i ma se li porta via il vento non possiamo che inchinarci all’immensa impresa compiuta da Treve.
Antonio Viani@AntonioViani75
4 gennaio 2015 alle 15:09
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