I diamanti della King George
Dal 1951, dalla vittoria di Supreme Court, le King George VI and Queen Elizabeth Stakes sono un appuntamento imperdibile per il galoppo mondiale. La vittoria di Ribot nel 1956, il successo di Nijinsky nel 1970, quello di Brigadier Gerdard due anni più tardi, lo storico doppio dell’immensa Dahlia, lo scontro titanico tra l’italiano Grundy e Bustino del 1975, nell’edizione denominata “la corsa del secolo“, l’ultimo timbro di una femmina di tre anni, Pawneese nel ’76. E ancora il dominio di Dancing Brave nel 1986, il sigillo di Hamdan con Nashwan nell’89, le vittorie Godolphin firmante da Swain (due volte consecutivamente), Daylami e Doyen. Il doppio a seguire di Mick Kinane con Montjeu e Galileo, due stalloni portanti nella storia recente, le due vittorie Aga Khan con Alamshar e Azamour, il primo centro di Fabre con Hurricane Run, il doppio di O’Brien con Dylan Thomas e Duke of Marmalade, la cinquina di Stoute completata grazie a Conduit e allo sfortunato Harbinger, il dominio di Nathaniel, l’ultimo tre anni ad imporsi ad Ascot, fino ai due successi tedeschi firmati dalla
fenomenale Danedream e dal volante Novellist lo scorso anno. Domani ad Ascot si mette di nuovo in palio la corona di diamanti in uno scontro intergenerazionale che ha richiamato otto candidati (all’ultima dichiarazione hanno rinunciato Noble Mission, Brown Panther e il battistrada del Coolmore Hall of Mirrors, inoltre questa mattina per febbre è stato ritirato Flintshire). Per i colori dell’Highclere Stud ed il training di Sir Micheal Stoute, che ha la ghiotta occasione di vincere per la sesta volta le King George diventando il trainer più titolato in solitaria (per adesso è in coabitazione con Saeed Bin Suroor e Dick Hern) quattro anni dopo la straripante performance di Harbinger ci proverà Telescope, il quattro anni da Galileo che arriva all’appuntamento con il profilo simile allo sfortunato compagno di colori. Dominio nelle Hardwicke al Royal Ascot, un Ryan Moore (a segno nel 2009 con Conduit sempre per Stoute) in più nel
motore, limiti ancora da definire ed un allenatore che sa sempre tirare fuori il meglio ai soggetti tardivi: con tutti questi ingredienti Telescope si presenta da favorito al test più importante della carriera, il suo primo esame da Gruppo 1. John Gosden, dominatore della stagione e a bersaglio nel 2011 con Nathaniel, unico tre anni ad imporsi nelle ultime dieci edizioni, risponde addirittura con un terzetto giovane, capeggiato dall’imbattuta Taghrooda, la baia da Sea The Stars reduce dalla devastante prestazione nelle Oaks di Epsom e dirottata sulle King George da Sheikh Hamdan che ha preferito vederla scontarsi contro gli anziani anziché misurarla di nuovo con le coetanee nelle più semplici Irish Oaks. A fine stagione Taghrooda chiuderà la carriera e allora lo sceicco ha pensato bene di darle un ingaggio di prestigio, alla caccia di una vittoria che manca dal 1989, l’anno di Nashwan. La storia è tutta contro l’allieva di Gosden, considerato che l’ultima tre anni femmina capace d’imporsi è stata Pawneese nel 1976. Taghrooda, che avrà in sella il fido Paul Hanagan ha dimostrato comunque
un cambio di marcia importante a Epsom e potrà sfruttare il vantaggio di peso, sette chili nei confronti degli anziani, due rispetto ai coetanei compagni di training Eagle Top e Romsdal. Il primo è un Pivotal dal profilo identico a Nathaniel, ha soltanto tre uscite sulle gambe ed è esploso nelle King Edward VII, proprio come fece il portacolori di Lady Rotschild. L’affascinante sauro è stato supplementato per 75mila sterline da Lady Bamford, avrà in sella William Buick e sullo standard della prestazione offerta al Royal Ascot (una linea rafforzata dal secondo posto di Adelaide nel Belmont Derby) può avere un ruolo molto importante da recitare, per un soggetto dai limiti ancora sconosciuti. Romsdal è invece il market leader nell’antepost verso il St Leger ma, dopo il terzo posto nel Derby di Epsom, Gosden gli dà la chance della vita in coppia con Richard Hughes, alla caccia del primo sigillo nella corsa. Grandissimo rispetto lo merita il quattro anni Magician, pedina di Aidan O’Brien, già a bersaglio con Galileo, Dylan Thomas e Duke of Marmalade. L’erede di Galileo dopo aver trionfato nelle 2000 Ghinee irlandesi e nella Breeder’s Cup Turf lo scorso anno, in questa stagione ha perso da Noble Mission al Curragh e si è inchinato soltanto ad una strepitosa The Fugue al Royal Ascot. Sheikh Hamdan oltre a Taghrooda tenta la sfida con il più esperto Mukhadram, il potente Shamardal reduce dal brillante sigillo nelle
Eclipse: per la prima volta interpretato da Dane O’Neill, il passista di Haggas, che ama il tracciato di Ascot dovrà superare lo scoglio del miglio e mezzo, distanza mai affrontata finora. Godolphin, che una grandissima tradizione nelle King George, riportate già quattro volte, punta tutto sull’irlandese di Bolger Trading Leather, secondo nell’edizione dello scorso anno. Il baio da Teofilo, riscattata l’opaca prestazione del rientro con il posto d’onore nelle Eclipse, sul suo miglior standard varrebbe almeno il podio considerata anche la sua incredibile regolarità ad alti livelli (nelle tredici sortite della carriera è uscito dai primi tre soltanto nel Racing Post Trophy a due anni). Il Blue sarà affiancato dal battistrada Leitir Mor, il povero Holy Roman Emperor che ha tirato la carretta al compagno Dawn Approach per tutta la carriera del sauro. Una volta ritirato in razza il figlio di New Approach lui ha tirato un sospiro di sollievo e quest’anno ha corso da capitano nelle quattro uscite stagionali conquistando anche un secondo in listed a Naas. Il cattivo Jim come premio lo ha rimesso a fare il gregario, dopo Dawn Approach adesso c’è Trading Leather che ha bisogno del suo aiuto…povero Leitir!
Edoardo Borsacchi@Edobor88Edoardo