Il Milano stravolto, ennesimo errore nella programmazione!
I più attenti – potete già iniziare a togliere dall’elenco tutti i nostri dirigenti e sedicenti esperti ippici – avranno notato che il Gran Premio di Milano, un tempo appuntamento fondamentale all’interno del calendario Pattern Nazionale, è diventato non solo una corsa di Gruppo 2, fino a qui anche i nostri “esperti” pensiamo se ne siano accorti, ma soprattutto è stato posizionato nel calendario a una sola settimana dal suddetto Derby e di conseguenza proposto come una corsa per cavalli di quattro anni e oltre.
Della serie, come distruggere una basilare corsa di selezione nel giro di pochi mesi.
Ebbene sì, perché questa scelta demenziale, unico termine appropriato da usare, distrugge il significato che il Milano portava con sé.
La prova, fino allo scorso anno di Gruppo 1, era il primo vero confronto intergenerazionale tra i buoni tre anni e gli anziani.
Non a caso veniva programmata attorno alla metà di giugno in modo da consentire ai soggetti che si erano distinti nella corsa faro per i tre anni di recuperare le forze – tre settimane circa di intervallo – e presentarsi alla sfida con i vecchi marpioni pronti per colpire ed entrare nella storia.
Stoppiamo subito i critici pronti a berciare che l’elenco dei cavalli di tre anni a segno nella prova è scarno, noi diciamo ovvio vista la difficoltà della sfida, ma intanto Biz The Nurse nel 2013 dopo il Derby colpì anche nel Milano, e poi questo è un discorso senza il minimo senso tecnico, sarebbe come dire che una gara che viene vinta sempre da stranieri vada abolita, capite subito che non sta in piedi come argomento.
Il confronto intergenerazionale è uno dei pilastri su cui si dovrebbe fondare tutta la programmazione, la sfida tra la maturità e la freschezza, tra il nuovo che sgomita per entrare nella storia e il “vecchio” che invece vuole continuare a dimostrare la sua superiorità.
Togliendo questa colonna l’intera costruzione crolla, perché allora sì che il Milano diventa una corsa qualsiasi in mezzo a corse qualsiasi, senza una vera valenza tecnica e con uno scarso appeal non solo all’estero – pregasi vedere gli stranieri di questa edizione per avere un’idea di come considerino la corsa all’estero – ma pure da noi.
Ma non solo, l’intera programmazione sui 2400 ne risente in modo fragoroso andando bellamente a ramengo.
A conferma di ciò vi evidenziamo la totale incongruenza di mantenere posizionato al 22 maggio il D’Alessio, Gruppo 3, con il Milano una settimana dopo. Quale la ragione tecnica? Nessuna, così facendo si vieta di fatto ai migliori del D’Alessio di correre nel Milano.
Ottima scelta davvero, complimenti vivissimi, di regola il D’Alessio dovrebbe essere una prova in preparazione del Milano, così facendo invece diventa una prova a sé stante che certamente farà felice il team del suo vincitore ma che non porta a nulla. Inoltre visto che non abbiamo un serbatoio di centinaia di cavalli classici da cui attingere perché dividere la qualità in due prove? Saremmo felici se gli autori di questa scelta ce ne dessero motivazione.
Perché dobbiamo essere noi umili blogger e non certo “grandi esperti ippici di fama internazionale” a ricordare a chi ha compiuto questo disastro tecnico che le prove di selezione sono legate tra loro e dunque se ne modifichiamo una a cascata dobbiamo aggiustare anche le altre?
Non abbiamo proprio nessuno che in Comitato Pattern abbia alzato la manina per ricordare agli altri componenti che così facendo si stravolgeva un sistema che funzionava e che non era stato creato a caso, ma ponderato in maniera intelligente dagli ippici del passato?
Qualcuno avrà pur deciso questa porcata. Chi ha proposto questa modifica, i dirigenti esteri magari? Nessuno dei nostri ha detto nulla? Vi va bene così?
Badate bene non siamo qui a contestare la retrocessione a Gruppo 2, purtroppo ci poteva stare e contro i numeri è difficile andare, ma perché distruggere un percorso virtuoso, sostituendolo con un programma senza senso?
Capiamo che i rappresentanti esteri del Comitato Pattern possano non essersene accorti – la nostra nazione ippicamente non è in cima ai loro pensieri, errore grave visto che massacrare l’ippica italiana porta a un decremento, magari piccolo ma comunque un decremento, delle risorse generali a disposizione – ma davvero non comprendiamo come possa essere passato nel silenzio dei nostri dirigenti italiani preposti a rappresentarci all’interno del Comitato Pattern, rappresentanti ai quali non chiediamo di salvare dalla retrocessione le nostre Pattern, non sarebbe possibile neppure se fossero dei veri esperti, ma pretendiamo che salvaguardino il percorso di selezione, basilare nel nostro sport.
Sarebbe corretto che coloro che hanno proposto o anche solo supinamente accettato questa immonda decisione avessero almeno il coraggio di spiegare a tutti noi quali siano state le motivazioni di fondo, ci sembra davvero il minimo.
Per finire, se questi sono gli “esperti” che abbiamo forse sarebbe meglio non mandare nessuno, almeno si risparmierebbe in spese di viaggio…
Antonio Viani@DerbyWinnerblog
25 Maggio 2016 alle 14:59
Mi è stato segnalata una interessante discussione incentrata sul calendario ed in particolare sul Gran Premio di Milano.
Non ho problemi a rispondere anche se penso che tante righe e tante inesattezze si sarebbero potute risparmiare chiedendo chiarimenti.
Andiamo con ordine.
Declassamento G P Milano
Secondo le regole la conferma automatica sarebbe avvenuta con un rating di 119,50. Nel 2015 la media dei primi 4 è stata di 108,75; nel 2014 di 108,75;nel 2013 di 110,75,nel 2012 di 115,50. La media 2013-2015 è di 109,42, ovvero inferiore a quella di un GR2.
Si è provato ancora una volta a salvarlo “implorando clemenza” ed offrendo, in pieno accordo con Capannelle, il sacrificio del Repubblica.
Non c’è stato assolutamente nulla da fare se non salvare una corsa per distanza ed una per femmine anche nel caso di valori non perfettamente allineati.
Scelta della data
Il G P di Milano è oggettivamente schiacciato da corse quali la Coronation Cup del week end del Derby Inglese, il G P di Chantilly, (5 Giugno), e le Hardwicke St. il 18/6 a Royal Ascot.
E’ storia nota ed è per questo che ha sempre oscillato fra il prima e dopo Royal Ascot. Il perché dell’accorpamento è presto spiegato.
C’era stato un contatto molto avanzato con la Longines che dopo aver rinunciato alla sponsorizzazione del Lydia Tesio non ha grandi eventi in un mercato per Lei importante come l’Italia. Questo peraltro va nella direzione di concentrare gli eventi; quando avremmo dovuto disputare le Oaks?
Si è quindi proposto loro di avere una supergiornata che per valenza tecnica e conseguente afflusso di pubblico potesse divenire di loro interesse.
Se dal 2017 Longines sponsorizzerà la giornata o meno resta da vedere ma questa è la logica seguita, anche qui, in pieno accordo con la Società-
Quanto alla vicinanza con il D’Alessio, purtroppo questa corsa è legata al Derby come il Tudini e non c’era la disponibilità di Capannelle ad anticiparla; certo un’idea poteva essere disputarlo assieme al Repubblica., ma quest’anno Capannelle non ha inteso seguire questa linea.
Fatte queste due precisazioni indispensabili, rispondo ad altre perle.
Il Derby a 2200; questa operazione fu fatta quando fu tentato di salvare ancora lo status di Gr1.
Peraltro, a parte il fatto estetico, sostengo che i 2200 metri in pista grande siano più veri che i 2400 (mal misurati) corsi con la racchetta che in pratica li riduce a circa 2100 metri.
Altro puto che è stato toccato è quello delle dotazioni. Esistono svariate mie lettere con cui si implora un aumento di dotazione, non ultima l’idea di fare nel 2015 il Milano con il nome di Expo Classic ed il Di Capua con quello di Expo mile con 1 milione di dotazione, fondi da reperire fra quelli per l’Expo che faceva capo allo stesso dicastero. Non è accaduto ma neppure mi risulta che sia stata avanzata da qualcuno , Società, dicastero etc, la richiesta. Forse con 1 milione il Milano avrebbe avuto più di 115 e le cose potevano cambiare.
Nella realtà, c’è una netta opposizione degli altri ippodromi a vedere incrementata la dotazione delle pattern perché significherebbe ridurre quella “normale” già striminzita a causa della non volontà a ridurre il numero delle corse.
Certamente qualcuno avrà altri argomenti ( magari li si esplicitasse..) la realtà è che con fatica si è mantenuto il totale di pattern e listed invariato e con questa cifra si è fatto qualche correttivo.
Peraltro, a parte i grandi premi inglesi e qualcuno francese e solo grazie a sponsors che non abbiamo, il livello dei premi per Gr2,3 e LR non è cosi distante.
Le ragioni della non partecipazione sono mancanza di azione di reclutamento, ritardi nel pagamento dei premi, distanza di Roma accentuata dal fatto che solo Coolmore e Godolphin sono oggi in grado di organizzare autonomi trasporti aerei.
Certo, se Roma e Milano investivano 100/150.000 euro per offrire un aereo Dublino Cambridge Milano Roma e ritorno qualche buon cavallo sarebbe potuto arrivare.
Concludo con una nota personale:le opinioni possono essere discusse ma ritengo non accettabile che si dica che ragiono ad minchiam o tantomeno che si usino nick-name si vegetali da parte di persone che ormai raramente capita ormai di incrociare all’ippodromo.
Son sempre rintracciabile e sono dispostissimo sempre a confrontarmi con cifre ed elementi alla mano seduto ad un tavolo e non su siti vari, a condizione che si parta dal rispetto delle persone e delle posizioni di ciascuno.
Quanto ai verbali del Comitato pattern la soluzione formale è quella di chiedere un accesso agli atti del Ministero.
Altrimenti forse si può inviare una richiesta all Drssa Mastromarino.
Val forse la pena di dire che i rappresentanti delle altre nazioni non sono certo i rappresentanti di allevatori o allenatori o proprietari, ma i responsabili della programmazione delle varie nazioni.
Grazie dell’attenzione
Franco Castelfranchi
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25 Maggio 2016 alle 19:24
Ringrazio Franco Castelfranchi per la risposta (e anche chi gli ha segnalato la discussione) e ritengo che il confronto sia fondamentale per cercare di trovare soluzioni ai problemi. Proprio in quest’ottica vado a rispondere punto per punto:
1. Nell’articolo nessuno ha criticato la retrocessione a Gruppo 2 del Milano, sappiamo bene che contro i numeri non si può andare e lo abbiamo espressamente scritto nel pezzo.
2. Il Dottor Castelfranchi conferma che il nostro percorso di selezione è stato stravolto (neppure lui, nella sua risposta, ha avuto l’ardire intellettuale di confutare questa verità sacrosanta!) nella speranza che dal 2017, si badi bene 2017 e non 2016 cioè quest’anno, la Longines sponsorizzi la giornata delle Oaks… Sinceramente mandare a donne di facili costumi la selezione nella speranza che forse, magari, speriamo il prossimo anno Longines metta qualche decina di migliaia di euro sul piatto è qualcosa che fa spavento a leggersi! Cioè per i soldi mandiamo in malora un percorso selettivo? Per quale fine ultimo si fanno le corse secondo Castelfranchi, se non per la selezione? Per di più questi soldi sono totalmente ipotetici (come confermato dallo stesso Castelfranchi nella risposta!). Ci pare di sognare, peccato sia un incubo…
3. Sulla vicinanza con il D’Alessio, ci dice sempre Castelfranchi che HippoGroup Capannelle non ha voluto sentire ragioni. Stiamo scherzando? Chi decide il programma di selezione, l’ente di riferimento o il gestore dell’ippodromo? Già pensare che gli ippodromi decidano loro è aberrante ma vederlo scritto come motivazione fa davvero rabbrividire, così come dire che Trenno era d’accordo sulla “supergiornata” delle Oaks. Ma, se è come dice Castelfranchi, alle riunioni pattern mandiamo un rappresentante degli ippodromi tanto alla fine sono loro a decidere… magari fanno pure meglio dello sfascio attuale.
4. Il Derby vero è a 2400 metri, abbiamo accettato, obtorto collo, di sacrificare la distanza al Gruppo 1 ma non è servito… certo che, se poi vogliamo fare le corse per qualche sponsor, magari possiamo ridurlo a 1600 metri, tanto la selezione abbiamo visto che non è fondamentale, se ci sono gli sponsor (ipotetici).
5. Sulla dotazione non abbiamo detto nulla, ovvio che la si ritenga inadeguata ma certo non diamo colpa a Castelfranchi di questo, non ci aspettiamo di certo che integri di sua sponte il montepremi.
6. Sul confronto di dotazione tra Gruppi di vari Paesi ci spiace ma davvero non siamo d’accordo, ma evitiamo di dilungarci nella premialità che all’estero si dà al primo arrivato rispetto a come avviene da noi perché sono discorsi troppo lunghi, basti sapere che oramai il primo di una Listed in Germania (non certo Francia) prende circa 2mila euro meno che da noi… direi che abbiamo già detto tutto.
7. Castelfranchi ci conferma, per fortuna almeno in una cosa siamo d’accordo, che gli stranieri non vengono da noi, portando varie ragioni. Quindi, non solo mandiamo in vacca la selezione, ma lo facciamo pure senza avere la contropartita di un buon numero di stranieri pronti a scendere e correre da noi… cioè cornuti e mazziati!
8. Nessuno di noi si è mai sognato di scrivere che Castelfranchi ragioni “ad minchiam”, riteniamo invece a ragione – visto che neppure Castelfranchi si è sognato di confutare la nostra tesi – che siano state prese delle decisioni “ad minchiam”, cioè sbagliate e senza nessuna motivazione logica. Sui nickname di vegetali non so che dire, sui social il mio nome non cambia.
9. Dalla risposta di Castelfranchi ci pare di capire (chiediamo conferma all’interessato) che lui sia stato scelto dal Ministero per rappresentare l’Italia nel Comitato Pattern. Sarebbe interessante sapere se c’è stata un’investitura ufficiale (visto che scrive di essere il responsabile della programmazione italiana) o no e soprattutto chi paga il giusto rimborso spese per le sue trasferte. Perché riteniamo che la trasparenza sia dare tutte le notizie in modo da consentire ai lettori di farsi un’opinione e ci permettiamo di fargli notare che nostro compito è fare le domande pubblicamente, non di chiamare e cercare una risposta in camera caritatis. Quello è fare il portavoce.
10. Riassumendo e sintetizzando: Il Milano e la selezione sulla distanza classica sono stati sacrificati sull’altare della speranza, sì la speranza non la certezza, di avere uno sponsor il prossimo anno che cacci qualche soldino; secondo, gli ippodromi decidono quando e come si corrono le corse di selezione italiane; terzo, Castelfranchi dovrebbe essere il responsabile della programmazione (che però fanno gli ippodromi). Insomma una situazione ingarbugliata, l’unica certezza è che visti i risultati e le motivazioni addotte ritorniamo a scrivere che per il futuro sarebbe meglio non mandare nessuno al Comitato Pattern, almeno si risparmierebbe qualche soldino, anzi diciamo agli ippodromi di mandare loro qualcuno, semmai invogliamoli con la speranza che uno sponsor il prossimo anno gli rimborsi le spese di viaggio…
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25 Maggio 2016 alle 20:46
Sono troppi i punti cui ribattere e mi scuso per la lunghezza.
Non mi pare di aver scritto che il nostro percorso di selezione è stato stravolto.
Quello di cui si parla è il confronto intergenerazionale di cui il Milano è una prima tappa, peraltro probabilmente prematura e comunque non confermata dalla storia della corsa. In Inghilterra sui 2000 ed oltre a livello di Gr1 si inizia con le Eclipse che sono il primo week end di luglio e poi le King George; In giugno non c’è nulla. Idem in Francia ed Irlanda. In Germania la prima corsa di Gr1 per 3 anni ed oltre è il 31 Luglio. Certo, se a Milano si corresse fino a fine Luglio sarebbe logico e doveroso pensarci ma ciò oggi non è. A mio avviso è quello che passa per le ghinee e Derby Oaks. Poi c’è l’autunno per il confronto fra 3 anni ed anziani. I grandi allenatori inglesi hanno riserve nell’affrontare con i 3 anni gli anziani ad Ascot: i nostri cavalli sono diversi? Quello che è incontrovertibile è che prima c’è una selezione nella generazione, poi c’è il confronto intergenerazionale.
Quanto alla sponsorizzazione, non si tratta solo di poche decine di migliaia di euro.. A parte che le cifre sarebbero note solo alla firma dei contratti, si tratta di agganciare un carro internazionale: Longines è sponsor di una serie di grandi corse in TUTTO il mondo, è sponsor dell’IFHA, delle 100 maggiori corse e delle classifiche dei migliori cavalli della Fegentri e di tanto d’altro. Fino al 2015 sponsorizzava il Lydia Tesio ma ora non più ( e forse varrebbe la pena di domandarsi il perché.) Da quest’anno sponsorizza il week end in Turchia. Non esserci vuol dire attaccarsi una etichetta di inferiorità. Bisogna valutarlo. Nel corso di un sopralluogo nel 2015 ( giorno del Jockey Club) i punti dolenti furono l’affluenza del pubblico ed il livello delle corse della giornata.
Sul potere delle Società di Corse mi vien da sorridere. Nessuno riesce a far rinunciare ad inutili corse e giornate le società, al trotto come al galoppo; pensare che Milano e Roma rinuncino a qualcosa è una illusione; lo vediamo domenica prossima quando Roma in concomitanza con le Oaks ospita una importante giornata per gli arabi; non la si poteva programmare al sabato quando causa champions non si corre?
Quanto alla distanza del Derby; i francesi hanno avuto il coraggio di ridurre la distanza ed i risultati in termini di selezione ( e creazione di stalloni) sono lusinghieri.
Il Derby Inglese è un unicum irripetibile: abbiamo visto i partenti degli ultimi anni? Abbiamo visto a chi sono andate le fattrici italiane? Nessuna fattrice a stalloni certamente classici mentre in Gran Bretagna sono decine e decine. Cinicamente visto che il percorso di selezione intergenerazionale si spegne con la vendita all’estero bisognerebbe iniziare a partire da li.
Una chiosa sul mandare i rappresentanti degli ippodromi: intanto chi sceglie fra Roma e Milano? Poi non credo che il Ministero sia disponibile a delegare la funzione ma consulta ripetutamente gli ippodromi.
Sul punto 6 rimando a pagina 48 del libro delle pattern. Ci sono i minimi e massimi dei gruppi e delle listed in tutte le nazioni. Dove siamo carenti sono i Gr1 ma dove trovare un milione per portarne la dotazione a 500000 euro? SI accettano suggerimenti.
Sul punto 7 sarebbe belo leggere una proposta di calendario completa: sono solo 27 corse.. Aspetto di leggerla..
Sul punto 9 non ho problemi ad informare che ero stato prescelto dall’allora Presidente dell’UNIRE Sottile e da allora ho sempre accompagnato colui che era titolare della rappresentanza dell’Ente Ippico, rappresentanza di cui non mi sono MAI appropriato, in ciò garantendo continuità nella rappresentatività ed un riferimento costante.
Quanto alla parte economica, preciso che da anni non ci sono stati costi per il Ministero, neppure per il rimborso delle spese di trasferta. Attualmente in tutti i documenti e relazioni che produco termino precisando che la mia partecipazione è stata resa possibile dal contributo della SIRE, una scelta che è stata confermata dall’ultimo Consiglio di questa benemerita Società.
Sul punto 10, voglio formalmente precisare che non sono assolutamente il responsabile della programmazione: la programmazione dipende da stanziamenti e calendari e purtroppo non sono certo in grado di gestirle.
Penultima nota: il calendario pattern, e le modifiche sono note dal 20 Gennaio, commentate ed elencate pubblicamente. Perché solo ora tutta questa attenzione?
Ultima nota: il Comitato pattern sta portando avanti una modifica della scala dei pesi:
domanda a bruciapelo: i 3 anni con la scala attuale hanno un vantaggio od uno svantaggio? Attendo risposte.. Grazie
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25 Maggio 2016 alle 22:15
La lunghezza della risposta non è certamente una colpa, reiterare negli errori sì, anzi si sconfina, come dice il proverbio, nel diabolico…
A parte le battute, recepiamo che spostare il Milano a fine maggio rendendolo una corsa per quattro anni e più e togliendo significato tecnico al D’Alessio per Castelfranchi non è un problema, anzi, l’importante è poter sperare di agganciare i soldi – non parliamo dei milioni di euro qatariani ma di decine di migliaia di euro da parte di Longines, per di più non certi… – degli sponsor.
Ricordiamo a Castelfranchi che il motivo per il quale il Milano è uno dei primi confronti intergenerazionali europei, in anticipo di due/tre settimane rispetto ai primi confronti europei, è dovuto al fatto che tutto il calendario di selezione italiano primaverile è programmato in anticipo rispetto all’estero, dalle Ghinee al Derby e via così… quindi se tutto il calendario è anticipato anche il confronto intergenerazionale viene, di conseguenza anticipato…
Quanto alla sponsorizzazione, quale essa sia, fa strano pensare che tutto un percorso selettivo, pensato da esimi tecnici del passato, si debba piegare senza fiatare a una sponsorizzazione (ripetiamo non certa…) che non andrà a migliorare il montepremi della corsa… Perché il montepremi è deciso, come Castelfranchi ben sa, in sede ministeriale…
Quanto al potere degli ippodromi, non capiamo cosa colleghi la non volontà di ridurre i convegni alla decisione di accorpare delle prove di selezione, e soprattutto se non si mettono di traverso proprio coloro che hanno un sedicente potere di rappresentanza siamo davvero al massimo del minimo. Il problema non sono gli ippodromi voraci, ma chi con le sue idee aizza la loro voracità…
Sul Derby francese ci spiace contraddire il Dottor Castelfranchi ma le critiche degli addetti ai lavori, da Fabre a Rouget a scendere, sono feroci sulla scelta di accorciare a 2100 la distanza, proprio perché in questo modo la selezione, a loro “modesto” parere, viene meno…
Sulla proposta di calendario non siamo così megalomani da pensare di avere tutte le risposte, certo però non arriveremmo a buttare in vacca le già poche corse di Gruppo che abbiamo… forse basterebbe guardare al passato e partire da lì.
Quanto alla presunta “attenzione” tardiva che Castelfranchi ci rimprovera, gli facciamo presente che il giorno stesso in cui uscì il comunicato del Comitato Pattern, il nostro blog fece un articolo proprio a questo proposito, articolo sulla falsariga di quello al quale ha risposto. Capiamo che il dottore abbia tanto lavoro e poco tempo da dedicare alla lettura del nostro blog, però dovrebbe dire alle stesse persone che con solerzia gli hanno segnalato il nostro articolo sul Milano di farlo anche per gli altri articoli. Inoltre se non si parla di un argomento quando questo sta per avverarsi quando mai si dovrebbe parlarne?
Per quanto riguarda la rappresentanza prendiamo atto che una associazione privata, la SIRE, paga i costi della trasferta di un “consulente” del Ministero dell’Agricoltura, un poco strano e un filo irrituale e passibile di un conflitto di interessi, ma ce ne faremo una ragione… lo strano è che mandino lei, che ha candidamente ammesso di non essere il responsabile della programmazione, mentre gli altri Paesi mandano i responsabili della programmazione… ma d’altronde siamo in Italia, la normalità non è il nostro forte.
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26 Maggio 2016 alle 8:38
Cerco di esser telegrafico: nel 2015 G P di Milano 7 Giugno, King George and Queen Elizabeth 25 Luglio sono 7 settimane e non 2 o 3….
Dal 2010 al 2015 su 24 cavalli finiti ai primi 4 posti del D’Alessio solo 5 si sono piazzati nei primi 4 posti del Milano : Dylan Thomas ha vinto, Orsino 2°, Romantic Wave e Celticus 3°, Jakkalberry 4°. Faccio fatica a individuare questa grande correlazione nei fatti , anche se ovviamente sul piano teorico tecnico è giusto avere una valida preparazione al Milano.
Faccio poi notare che nel Vittadini, rimasto aperto ai 3 anni sembra non correrà nessun giovane; In concreto pensiamo che se il Milano si fosse corso nella corrispondente data ovvero il 5 Giugno avremmo avuto 3 anni italiani in pista? Io penso di no.
Attendo con interesse una proposta di calendario che magari potrà esser esaminata dal CNG e quindi portata al Ministero e discussa con le Società, e mi piacerebbe una risposta sulla questione della scala dei pesi, risposta che mi aspettavo istantanea; penso che chi abbia familiarità con le corse abbia una precisa percezione del problema.
Su tutto il resto, ritengo si stia trascendendo in sterile polemica, anche personale , e mi fermo qui. Grazie
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26 Maggio 2016 alle 10:31
Cercherò di essere telegrafico anch’io.
Sulla data del Milano 2015 nessuno ha mai sostenuto sia quello corretta. Castelfranchi dovrebbe sapere bene che San Siro è aperto fino a inizio luglio quindi la data poteva essere tranquillamente spostata a fine giugno (prima proposta di revisione del calendario…) consentendo ai tre anni di correre. Inciso, i tre anni buoni ora per correre devono aspettare l’autunno oppure emigrare, complimenti bella scelta di selezione… ah è vero c’è il Vittadini che è aperto ai tre anni, peccato che sia un Gruppo 3 e quindi per dire il nostro Saent (a nostro parere un miler allungato) dovrebbe dare un bel peso per vincere una corsa di livello inferiore, proprio una bella pensata… Per di più evidenziamo a Castelfranchi che il Vittadini è sui 1600 quindi cosa c’entra con la selezione sulla distanza Derby/Milano… boh???
Sul calendario abbiamo già risposto, basterebbe prendere un calendario passato e adeguarlo, non siamo abbastanza bravi – come invece è il nostro Castelfranchi i cui risultati ottenuti in seno al Comitato Pattern sono lì a dimostrarlo… – da inventarci follie creative come il Milano a fine maggio e per 4 anni e oltre…
Sulla scala dei pesi (ci scusiamo per la dimenticanza), pur non essendo il nostro lavoro, che ripetiamo è quello di analizzare e se del caso criticare le scelte fatte dai “tecnici”, aspettiamo le scelte effettuate (e motivate…) dal Comitato Pattern per giudicarle. Finora abbiamo sempre seguito questo metodo che riteniamo quello corretto per chi fa un blog come il nostro, non siamo noi a dover dare delle idee, anche perché come ben sa il dottor Castelfranchi, nel nostro piccolo mondo, non appena hai un’idea arriva uno che fa un bel copia-incolla e si appropria della stessa senza manco dire grazie. Quindi appassionati sì, fessi no…
Quando ci verrà chiesto un contributo, magari sullo stile di quello chiesto al dottor Castelfranchi – a questo punto aspettiamo fiduciosi che la SIRE ci convochi, visto che pare sia questa società privata a pagare e fornire a un ente pubblico, gratuitamente, i consulenti… – esporremo il nostro punto di vista.
Quanto all’accenno alla sterile polemica, non crediamo che fare raffronti con quanto accade all’estero, ovvero programmatori nazionali esteri che intervengono nel Comitato Pattern cosa che non avviene per l’Italia, oppure chiedere il perché di certe scelte (dovrebbe essere la prassi, ma forse siamo noi troppo filo anglosassoni), sia fare sterile polemica, anzi riteniamo che la trasparenza sia l’unica via per risanare un settore come il nostro che per troppo tempo si è crogiolato nell’ombra.
Visto dove ci ha portato questa opacità, cioè all’anticamera del fallimento, forse c’è bisogno di ancora più trasparenza e non di meno…
Crediamo che a questo punto, grazie soprattutto al fattivo contributo del dottor Castelfranchi, tutti i lettori abbiano avuto modo di farsi la loro opinione e soprattutto di avere tutti gli elementi ben espressi in maniera trasparente, speriamo di aver fornito un contributo gradito.
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27 Maggio 2016 alle 23:48
[…] da quest’anno aperto solo ai quattro anni e oltre. Dispiace dire “l’avevamo detto…” (Leggi QUI) ma questa scelta di accorpamento oltre a essere pessima da un punto di vista selettivo non ha […]
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24 ottobre 2016 alle 15:17
[…] il Gran Premio di Milano nel giorno delle Oaks e senza confronto intergenerazionale (leggi QUI), le vittorie straniere saranno sempre di […]
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5 giugno 2018 alle 12:10
[…] Siccome su questo blog avevo già affrontato, seppur per altri motivi, il tema del Milano (leggi QUI) e visto che ritengo l’argomento della programmazione d’élite basilare per il nostro […]
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