Italians around the World #1: Paolo Romanelli (Parte II)
Per la rubrica Italians around the World continuiamo la nostra chiacchierata con Paolo Romanelli, appassionato ippico italiano coinvolto a 360° con la sua Ital-Cal Horse nel mondo del galoppo globale.
Ci siamo lasciati ieri parlando della situazione ippica negli USA e di alcune idee che si potrebbero importare qui da noi (Leggi QUI).
Adesso invece passiamo a parlare dei tuoi legami con l’ippica italiana odierna. Sei stato il principale fautore dell’arrivo di proprietari (Ramsey tra gli altri) e cavalli USA in Italia. Quale pensi sia il principale ostacolo al loro arrivo in numero maggiore? Montepremi troppo basso o mancanza di certezze nel medio periodo?
Negli anni ’70 Federico Regoli, fratello di mio nonno Luigi, allenava a Milano e a Pisa cavalli americani per i coniugi Guest, fra gli altri Berkut, Oropesa, Penny Act, Diddycoy, Rib con grande piacere e soddisfazione di Mr. E Mrs. Winston Guest che venivano un paio di settimane all’anno a godersi l’Italia e i loro cavalli.
Quando mi sono trasferito in USA nel 1984 ho pensato perché non far ripetere quell’esperienza e nel 1988 con l’aiuto del mio caro amico, collega e attuale proprietario di cavalli Dr. Marcello Lazzeri ho fatto avere 6 due anni di Mr. Arthur Appleton, l’allora titolare della Bridlewood Farm di Ocala a Ettore Pistoletti, poi sono venuti John Franks e tantissimi altri arrivando fino ai primi due anni di Ken Ramsey e adesso alla Teresa Viola Racing Stable per Agostino Affé e altri sono pronti a mandare cavalli in allenamento in Italia.
Nel 2004 ho creato un gemellaggio ufficiale fra le città di Ocala e Pisa a scopo ippico, ma, purtroppo, crederci o no, da allora nessun allenatore pisano, eccetto un solo viaggio a Ocala di Maurizio Guarnieri, si è mai preoccupato di venire in Florida a coltivare questi contatti, nonostante ben 4 missioni commerciali fatte dagli operatori ippici della Florida a San Rossore.
Il problema dei cavalli di proprietà americana in Italia non è dato dai premi bassi o dalle incertezze a medio termine quanto dall’interesse e dalla professionalità degli allenatori Italiani.
Dichiarazione forte che speriamo qualche allenatore nostrano voglia raccogliere. Passiamo adesso al capitolo aste, ruolo fondamentale come cinghia di trasmissione tra l’allevamento e le corse. Qual è la situazione negli USA? Quali scelte di fondo sono state fatte? È stato implementato qualche particolare bonus o incentivo? Un raffronto con le aste Italiane e idee per renderle migliori e più aperte verso l’estero?
Le aste USA vanno molto bene perché come già detto al timone delle varie case d’aste più importanti ci sono Dirigenti molto validi, dinamici ed efficienti, un marketing internazionale, grande elasticità su date e calendari, lavoro capillare per attrarre nuovi clienti e naturalmente ottimi cavalli in catalogo. Pochi sono i bonus e gli incentivi visti più come segni di debolezza.
Quanto alle aste Italiane, lo dico da tempo, la ricetta fondamentale e irrinunciabile è quella di cambiare la data delle aste yearling di Settembre, l’unica asta ormai rimasta.
Soltanto una cinica “suicida” determinazione può far mettere in calendario l’asta SGA yearling di settembre nel bel mezzo dell’asta yearling di Keeneland September quando tutti gli operatori ippici, ma proprio tutti, inglesi, irlandesi, francesi, arabi, giapponesi, sudamericani e naturalmente americani sono in Kentucky (pardon, eccetto i “pantofolai” Italiani, si può credere che allevatori e allenatori Italiani che vanno per la maggiore non sono mai, ma proprio mai, stati in Kentucky?! basterebbe questa considerazione per far perdere tutte le speranze di rinascita).
Programmare l’asta yearling il mercoledi o il giovedi prima dell’Arco di Trionfo, con un valido marketing e un catalogo boutique potrebbe attrarre un buon numero di compratori stranieri in quel periodo tutti in giro in Europa. Io avrei ottenuto già alcune adesioni, del resto, anche grazie al mio operato, due proprietari americani hanno acquistato due yearlings alla SGA di Settimo Milanese.
Paolo, si potrà essere d’accordo o meno ma certo non ti nascondi e anzi parli molto chiaro. Altro argomento spinoso riguarda gli stalloni Italiani, una risorsa o no? Noi di DerbyWinner avevamo ipotizzato la possibilità di incentivare il loro utilizzo con premi aggiuntivi forniti dagli stallonieri agli allevatori e/o ai proprietari dei cavalli figli di stalloni italiani vincitori di corse di selezione (dalle Listed in su per intenderci), cosa ne pensi?
Gli stalloni Italiani, o meglio gli stalloni che funzionano in Italia sono una grande risorsa da preservare, ho sempre creduto nel VERO allevamento Italiano con fattrici che vanno alla monta da stalloni italiani, ho sempre fatto una gran fatica a capire le provvidenze per gli allevatori Italiani che tengono le loro fattrici all’estero, soprattutto l’Irlanda, e le coprono con stalloni stranieri quindi sostenendo di fatto l’indotto Irlandese e non quello Italiano.
Negli ultimi anni ho portato 5 stalloni USA a fare la monta in Italia, Rob’s Spirit e Geri grazie a un accordo con Michael Paulson, Stroll affittato dalla prestigiosa Claiborne, Until Sundown e Johnny Red Kerr con Emmanuel de Seroux, anni fa con lui abbiamo anche spostato 6 fattrici dalla Francia all’Italia per coprirle con lo stallone Italiano Johnny Red Kerr, situazione credo più unica che rara.
Purtroppo tanti allevatori Italiani fanno fatica a capire che gli stalloni che funzionano in Italia possono essere anche meglio di quelli stranieri e li snobbano.
Ieri ad esempio a Santa Anita nel San Marcos Gr. II da 200.000 dollari ha vinto Flamboyant che nasce da una figlia di Until Sundown e terzo è arrivato Quick Casablanca, figlio di Until Sundown.
Io sarei favorevole a un premio extra-bonus per il primo arrivato in Maiden, Condizionate e Stakes figlio/a di stalloni Italiani e con il contributo di una monta a testa degli stallonieri e con una piccola iscrizione lancerei anche una serie Italian Stallions Stakes, 6 corse per due anni divisi per sesso a salire per distanza e premi sul modello delle Florida Stallion Stakes che ormai da 30 anni riscuotono un gran successo.
Grazie mille della disponibilità Paolo, grazie alle tue conoscenze abbiamo fatto un tour completo dell’ippica made in USA e abbiamo tante nuove idee da discutere. Vuoi aggiungere un pensiero finale?
Per concludere, per passione, interesse e tradizione familiare credo ancora fermamente in un grande rilancio dell’Ippica Italiana e considerati i tempi veramente difficili mi piace ricordare la frase preferita di John Gaines l’uomo che ha creato la Gainesway Farm e contro tutte le odds la Breeders’ Cup e la NTA/NTRA:
“If you don’t believe in miracles you are not a realist !!!” (Se non credi nei miracoli non sei realista, ndt)
Sottoscriviamo questo motto facendolo nostro e anzi, per tornare al discorso della promozione ippica, sarebbe un ottimo slogan!
Grazie ancora a Paolo Romanelli per la disponibilità e i tanti spunti e idee che ha voluto condividere con noi. La discussione e l’analisi di casi di successo, come è quello statunitense, crediamo sia un passaggio necessario per chi cerca delle soluzioni vincenti da adottare in momenti di crisi. Speriamo con tutto il cuore che questo nostro incontro possa essere materia di discussione nelle alte sfere.
A presto Paolo, anzi See you soon!
Antonio Viani@DerbyWinnerblog
6 aprile 2016 alle 12:22
[…] Bezzera (Leggi QUI). Intervista seguita a quanto il Dottor Romanelli aveva proposto (Leggi QUI e QUI). Funzione di DerbyWinner è dare ai lettori tutti i mezzi per farsi da soli la propria opinione e […]
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26 giugno 2017 alle 21:35
[…] abbiamo auspicato (assieme ad altre) con forza da oltre un anno (vedi le interviste QUI, QUI e QUI). Permettetemi di aggiungere anche che DerbyWinner è stato l’unico mezzo di informazione a fare […]
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