Le aste Arqana vissute da un protagonista!
Torniamo sulle aste Arqana appena concluse approfondendo il discorso con l’agente italiano Marco Bozzi. Analisi, anticipazioni e tante idee.
Le aste Arqana rappresentano uno degli appuntamento irrinunciabili del galoppo mondiale e proprio per questo motivo dopo avervi raccontato in due precedenti articoli (leggi QUI e QUI) il loro andamento, i successi ottenuti, assieme a una prima serie di valutazioni riteniamo sia molto interessante vedere cosa ne pensa chi ha partecipato alle August Yearling Sale molto attivamente, uno dei protagonisti principali di queste aste, cioè Marco Bozzi, che ha coadiuvato nei suoi acquisti Mister James “J.J.” Crupi.
Parliamo di un importantissimo operatore americano, di chiare origini italiane, quattro volte allenatore dell’anno e titolare della New Castle Farm. In poche parole, Crupi è uno dei principali player ippici presenti negli States, una potenza che ad Arqana ha portato a casa qualcosa come 6 puledri per un contro valore di 1.065.000 euro, nono assoluto nella speciale classifica degli acquirenti dell’asta.
Come detto, in questi acquisti è stato fiancheggiato dal nostro Marco Bozzi – agente molto noto che opera con profitto da tanti anni a livello europeo e globale tramite la sua Marco Bozzi Bloodstock – sia come consulente nell’esame dei puledri sia come esperto delle varie sfaccettature del mondo ippico europeo e francese in questo caso.
Quindi chi meglio di lui può darci un punto di vista “interno” delle ultime aste Arqana.
Iniziamo subito chiedendogli un giudizio generale sulla tre giorni più uno di Deauville.
“Credo sia una stata una ottima edizione in generale. Nel mio caso poi davvero stupenda visti risultati finali. Durante l’anno ho parlato molto di queste aste a Jim (Crupi, ndr) e alla fine l’ho convinto a venire. È stato un lavoro approfondito e anche molto stancante visto che abbiamo visto dal vivo tutti, ripeto tutti, i lotti presenti nei primi due giorni e pure una buona percentuale degli altri.
“Un impegno che ha dato i suoi frutti, soprattutto perché il suo obiettivo è non solo acquistare cavalli per correre, alcuni per suoi proprietari in America, ma anche cercare di acquistare cavalli che possano a fine carriera risultare interessanti come stalloni, dove il ritorno economico può essere molto consistente. Avendo oltre 40 carature di stalloni americani, credo sappia bene di cosa parla”.
Quindi si può presumere che questi acquisti andranno diritti in America.
“Inizialmente sicuramente sì. Andranno da Jim in America che li allenerà e con ogni probabilità continueranno lì la loro carriera. Non è da escludere che alcuni possano fare il viaggio inverso e correre in Francia o in Europa.
“Posso però con certezza dire che sicuramente non li vedremo correre in Italia. Crupi ha avuto cavalli in Italia ma è rimasto deluso (traduzione eufemistica, ndr) dal sistema ippico italiano dove i premi vengono pagati con estremo ritardo e dove in buona sostanza esiste ben poca professionalità”.
Purtroppo questo sentimento di disillusione è comune a tanti proprietari, anzi direi appassionati, esteri che si sono avvicinati alla nostra ippica con tante speranze e ne sono “usciti a gambe levate” per colpe molteplici, non solo dovute alla cronica inefficienza statale. Uno dei tanti nostri problemi da risolvere.
Tornando alle aste Arqana, in un articolo abbiamo evidenziato che in questa edizione siano mancati i buyer nazionali, cioè tolto Rouget abbiano notato l’assenza dei proprietari francesi. Corretto o no?
“Devo dire che il carattere internazionale dell’asta giocoforza esclude alcune fasce di proprietari transalpini e inoltre molti proprietari forti sono anche allevatori quindi possono in determinate annate avere meno necessità di ricorrere ad acquisti in asta. Però a mio parere tutto sommato è stata più importante la scarsa presenza in questa edizione dei Qatarioti”.
Concludiamo questa nostra chiacchierata con alcune proposte come facciamo sempre. In base alla tua elevata esperienza di aste quali ritieni possano essere idee da importare nelle nostre vendite pubbliche per renderle più competitive.
“Mi spiace essere io a doverlo rimarcare ma ritengo che il problema stia alla base, le aste in Italia sono sempre state gestite da allevatori e non da veri esperti del settore. Non voglio essere frainteso, come allevatori non li discuto, alcuni sono molto bravi, però un conto è lavorare sugli incroci per creare cavalli e un altro è gestire una casa d’aste, sono due cose completamente, ripeto completamente, diverse. Improvvisarsi in un ruolo crea danni pazzeschi, devi conoscere a fondo sia gli acquirenti sia i venditori e non è cosa da tutti i giorni.
“Dico una cosa che forse mi attirerà le ire di molti: ma un’asta non è solo la mera selezione dei cavalli è tanto altro di più, se vuoi è come uno show e il bravo direttore di palco è come il bravo conduttore che fa riuscire lo spettacolo.
Per esempio, programmare un’asta durante il book 3 di Keeneland è sbagliatissimo. Però vorrei anche evidenziare che questo tipo di improvvisazione è una costante di tutta l’ippica italiana di oggi, a tutti i livelli e infatti i risultati li vediamo bene.
“In Francia l’altro giorno ci ha invitati a pranzo l’FRBC, un ente di promozione del galoppo francese all’estero. Un ente governativo non profit che pubblicizza le corse, l’allevamento e tutto il settore ippico francese, un lavoro enorme ma che porta frutti che vediamo tutti ogni giorno. Da noi ci ha mai pensato qualcuno? Qualcuno ha mai detto mostriamo quanto di bello possiamo proporre visto che la gente non ci casca da sola in un ippodromo? Non credo serva alcuna risposta”.
Grazie Marco, per aver voluto condividere con i lettori di DerbyWinner la tua bella esperienza alle ultime aste Arqana e anche le tue idee.
Da sempre siamo convinti che solo attraverso un confronto ampio sia possibile trovare soluzioni ai tanti mali della nostra ippica e che trincerarsi dietro un muro di chiusura ostinata non sia la scelta giusta, quindi grazie ancora per la disponibilità e speriamo che le tue parole possano stimolare un dibattito vitale per la sopravvivenza del settore.
“Grazie a voi per l’ospitalità, un caro saluto a tutti gli appassionati ippici”.
25 agosto 2017 alle 12:45
Ottimo Marco Bozzi, analisi spietata anche se dai toni pure troppo edulcorati per ciò che attiene agli Operatori Ippici Italiani. Anche se non ha pronunciato il termine Marketing, ma solo di rimbalzo il termine Promozione, ha posto il focus su una questione di cruciale e fondamentale importanza. Tu puoi anche allevare bene un cavallo, proporre qualche buona corsa, ….ma se poi non sai vendere il prodotto il tuo lavoro originariamente di qualità, rischia di essere inutile, in un sistema come quello Italiano dove la professionalità, alla quale invece Marco si riferiva, non trova accoglienza. Non ci si improvvisa. Concordo pienamente.
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25 agosto 2017 alle 14:03
Il confronto è basilare, soprattutto se la si pensa diversamente.
Credo che proprio la mancanza di dibattito di questi anni abbia portato a una situazione simile, per certi versi questa asfissia è stata peggio della crisi economica.
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