Il pagellone del Derby!
Conclusa ieri la lunga giornata del Derby a Capannelle si potrebbe raccontarla alla maniera classica, ma trovo sia più divertente farlo attraverso una pagella con i voti. Una serie di numeri che parlano di qualità tecnica e di sensazioni. Perché il Derby è anche una sfida di emozioni.
Proviamo a dare i numeri.
Nessun allarme, non sono uscito di senno, o meglio non più del solito, cerco invece di leggere il Derby Day da un’angolazione differente, cioè attraverso i voti cercherò di raccontarvi non solo i protagonisti, ma anche l’atmosfera vissuta ieri. Un tour dentro e fuori la giornata principale del nostro galoppo.
Partiamo senza altri preamboli con il “pagellone”:
9 a Mac Mahon.
Che altro voto puoi dare al 134esimo DerbyWinner che trionfa di oltre cinque lunghezze e sul quale Cristian Demuro negli ultimi 100 metri fa passerella?
Il figlio di Ramonti ha largheggiato lasciando a bocca aperta non solo i suoi avversari, ma pure tutti gli appassionati accorsi a Capannelle.
Quando ai 700 finali ha aperto il gas si è avuta subito la sensazione che la corsa fosse decisa, come se un jet della vicino Ciampino avesse sbagliato strada e fosse planato direttamente sulla pista. Troppa la differenza tra il prodotto allevato da Massimiliano Porcelli (complimenti!) e gli avversari.
Il battistrada Back On Board (Nathaniel) ci ha provato a fermare la progressione di Mac Mahon a centro a pista, ma gli ha fatto solo il solletico e il “Generale”, dopo aver trionfato a Magenta, ha ripetuto le gesta vittoriose anche qui a Roma (Video QUI).
Gli ultimi metri sono stati una passerella per lui e Cristian Demuro – l’ex “fratellino di” e oramai attore protagonista della scena ippica europea, almeno un bel 8,5 se lo merita tutto – che impeccabile salutava il pubblico con il braccio alzato.
Era impossibile chiedere di più al neo acquisto del nipponico Takaia Shimakawa, presente all’ippodromo, imbattuto nelle quattro corse disputate e con margini davvero difficili da quantificare.
Il terreno lo ha agevolato? Non credo. Il forte temporale di venerdì è stato seguito da vento e sole. Con il risultato di trovare una pista leggermente pesante, alcuni si spingevano a giudicarla parzialmente buona, magari collosa in alcuni punti. Al di là di tutto non credo si possa dire che il terreno lo abbia favorito, ma solo che non l’abbia ostacolato.
Quanto vale davvero Mac Mahon? Non so dirvi se questa prestazione possa portare in dote un rating da 110/112 o più alto (lo spero) ma posso dirvi con certezza che il 9 da me assegnato non si è trasformato in un perfetto 10 solo perché spero di poter riservare la doppia cifra per le future prove del Generale che a quanto mi risulta dovrebbe rimanere nel prossimo futuro dai Botti in training. Iniezione di ottimismo.
7,5 al Derby nel suo complesso.
Il Gruppo 2 di Capannelle ha mostrato il meglio della nostra produzione, con pregi e difetti. Pregi se pensiamo che un soggetto sopra le righe come Anda Muchacho (Helmet), vincitore del Parioli, alla fine è comunque ottimo terzo a una testa dal secondo, per di più correndo su una distanza e uno schema non suoi.
Il coraggio dell’Ingegner Romeo e della Cavallo in Testa di provarci comunque, è stato ripagato non solo dalla bella piazza (che fa status) ma soprattutto dal valore qualitativo del cavallo, confermato e anzi accresciuto dalla prova di ieri.
Stesso discorso per il secondo, Back On Board, che non solo si è sorbito un percorso di testa, mai semplice, ma che alla fine di voglia e classe ha ripreso e mantenuto la miglior piazza. Lo attendiamo nel milanese Gran Premio d’Italia (o addirittura nel Milano se la concorrenza non sarà troppo tosta) assieme al compagno Ground Rules, forse la delusione più cocente tra gli italiani, ma al quale, vista la sua inesperienza, va data, come minimo, un’altra chance. Siamo certi sia molto meglio di quanto fatto vedere ieri.
Il quarto arrivato Amore Hass (Azamour) ha ancora una volta collezionato una bella prestazione, anch’esso su distanza non ideale. Il Rencati è uno di quei cavalli che magari non saranno dei fenomeni, ma che non sbagliano mai una corsa e alla fine te li trovi sempre nel marcatore, dalle Listed, vedi la vittoria nel Pisa che è un fiore all’occhiello per pochi, ai Gruppi.
I difetti li troviamo se pensiamo alla penuria di cavalli classici che il nostro allevamento produce. Purtroppo è un discorso annoso e sul quale torneremo più avanti, ma certo vedere nei primi 4 posti due miler puri un minimo di pensieri te li pone.
Non mi permetto di giudicare se sia giusto o sbagliato, tutta l’ippica europea va in una certa direzione e diversi fattori economici (velocità di rientro dagli investimenti su tutti) giustificano un simile approccio, però credo sia compito soprattutto dell’associazione allevatori farsi delle domande e cercare delle risposte. Tutto considerato comunque un Derby sopra standard.
5,5 agli ospiti.
Il voto è una media tra il 7 di ringraziamento per aver creduto nella nostra ippica, anche in una situazione drammatica come quella odierna, e il 4 per la prestazione incolore di entrambi. Se Fortissimo, il tedesco acquistato per il Derby dalla Stall Krapaguza, era un vero enigma, su Kensai invece le aspettative erano molto differenti ed era lecito attendersi di più. Grazie, comunque.
8 al rientro di Full Drago.
Se non ci fosse stato il numero di Mac Mahon nel Derby staremmo tutti esaltando il rientro del nostro miglior soggetto dello scorso anno.
Il figlio di Pounced ha dominato il D’Alessio con in sella sempre Cristian Demuro, stavolta nelle vesti di spettatore non pagante, prendendo subito la testa del plotoncino e andandosene a metà retta senza neppur sforzarsi troppo (Video QUI).
Permettetemi una menzione speciale, che lega assieme Full e Mac e che premia la qualità straordinaria del lavoro della famiglia Botti, in questo caso Stefano e Alduino. Non è facile lavorare in Italia, dove troppo spesso in tutti i campi si stenta a rendere il giusto riconoscimento a chi lavora bene, che non è la sviolinata servile, ma il riconoscimento dello sforzo altrui andato a buon fine. Eppure i risultati sono lì da vedere.
Tornando a Full Drago è vero che la concorrenza non era di quelle fenomenali, anche se tra i battuti c’è quel Quelindo che mediocre non è, ma è la facilità di azione e il cambio di passo quando richiesto che ci restituisce, dopo la lunga pausa invernale, un soggetto che si avvicina al Gran Premio di Milano mantenendo inalterate tutte le belle parole spese su di lui in autunno. Bentornato, ci sei mancato.
7,5 al perfetto Trust You del Tudini.
Il poderoso velocista allenato dalla premiata ditta Endo Botti-Cristiana Brivio ha fatto la corsa perfetta al momento giusto. Potremmo sintetizzarla così, ma in verità va dato merito al team di aver programmato perfettamente la primavera del figlio di Kheleyf facendolo progredire corsa dopo corsa e portandolo al diapason al momento giusto.
Utilizzando la strategia a lui più congeniale, il venire da dietro, ha beffato i favoriti e ha vinto con tanto merito davanti a un encomiabile Pensierieparole e all’ottimo Penalty, che contro gli anziani si è ben comportato portando a casa un terzo posto promettente in previsione futura. Quarto il favorito Plusquemavie il quale ha forse subito il terreno o uno schema poco funzionale (Video QUI). Il Trust è solido e brillante.
6/7 a entrambi i vincitori delle Listed.
Nel Perrone per bimbe, Vik The Billy (Bated Breath) ha dimostrato che la predominanza della forma milanese nella giornata romana non era un caso e infatti l’allieva di Sergio Dettori, chapeau per la vittoria di prestigio, ha piegato le rivali da puledra superiore, dimostrando che il bel debutto nel Poncia non era un caso. Se il buon giorno si vede dal mattino… (Video QUI).
Ottima anche la prestazione di Together Again (Pivotal) nello Sbarigia dove finalmente l’alfiere del Sciür Villa è tornato sui suoi standard. Speriamo possa farci ancora vedere di meglio, magari allungando un poco la distanza come suggeriva Branca suo affezionato interprete (Video QUI).
6 meno a Capannelle.
Il pubblico tutto sommato è arrivato, magari non proprio ad inizio riunione, (la scelta di posizionare il D’Alessio a inizio riunione è stata scellerata da questo punto di vista) ma il colpo d’occhio al tondino prima del Derby e sulle tribune non era disprezzabile, non come il primo maggio ma accettabile.
Però era come se mancasse qualcosa, forse quella spinta data dall’entusiasmo di partecipare a un evento unico, un rito arcaico e prezioso.
Certo la situazione ippica già ricordata non induce all’ottimismo, ma forse anche un senso quasi di abbandono che l’ippodromo della Capitale fornisce (alcune zone sono lasciate andare oltre il consentito) non aiuta a far sì che una giornata ben congeniata possa riuscire appieno. Si può fare di più.
Premio della giuria tecnica, agli stalloni italiani.
I due protagonisti principali della giornata del Derby sono figli di stalloni operanti in Italia (Mac Mahon e Full Drago), ma non solo, perché tra i piazzati delle prove principali troviamo altri figli 100% Made In Italy (da Penalty a Sun Devil, passando per Phryne).
E sia chiaro, ieri i risultati sono solamente stati più evidenti, ma che gli stalloni italiani siano competitivi – in valore assoluto e non solo guardando al rapporto tra rendimento e prezzo di monta – è confermato dai risultati attuali e degli ultimi anni sia ad alto livello sia nei convegni quotidiani.
Eppure, ancora adesso se parli con operatori da anni nel settore avverti che c’è una sorta di preconcetto, come se lo stallone nostrano debba per forza essere mediocre.
Una tale assurdità che non ha ragioni logiche e che non fa altro che deprezzare l’intero settore, perché è facile comprendere che se neppure gli addetti ai lavori nazionali credono nel nostro parco stalloni come possiamo sperare che ci credano all’estero? Spesso faccio l’esempio della Germania e sarei curioso di sapere se gli ippici teutonici dieci o quindici anni fa avevano lo stesso atteggiamento verso i loro stalloni di quello che hanno oggi gli ippici italiani. Visti i risultati enormi ottenuti dal loro allevamento, utilizzando i loro stalloni indigeni, credo proprio di no.
Ovviamente io faccio un discorso generale perché poi ognuno con le proprie fattrici e i propri soldi fa quello che ritiene più giusto (è il bello dell’allevamento), solo vorrei che il processo che porta a compiere determinate valutazioni non fosse alterato da pregiudizi capaci di portare alla fine a una scelta negativa o quantomeno peggiore.
Non credo che l’ippica, a qualsiasi livello, si possa ancora permettere scelte falsate.
Siamo giunti alla fine del pagellone del Derby Day.
Spero vi siate divertiti a ripercorrerne la giornata assieme a me e vi invito a scrivere nei vostri commenti qui sotto o sui social altre impressioni e voti che ritenete importanti. Non si dice sempre che il Derby viene una volta all’anno, ma poi si va avanti a parlarne per gli altri 364 giorni?
Antonio Viani@DerbyWinnerblog
23 Maggio 2017 alle 7:31
Molto piacevole, come al solito, ed esaustivo il commento-pagella del Dr. Viani. Forse ha dimenticato nella sua approfondita analisi, L’INFORMAZIONE IPPICA ed il ruolo che avrebbe svolto o dovuto svolgere per l’occasione. Se Viani ha “annusato l’aria” e quindi percepito che in fondo in fondo è mancato proprio il “sentire il rito” e l’apporto di quel sentimento popolare di vicinanza all’ippica del pubblico, altri non hanno avuto questa sensibilità. Aldilà della facile retorica e dei roboanti aggettivi, non si avvertiva quella speciale aria da ” DERBY ” di qualche tempo addietro. Non mi sembra un elemento trascurabile. Una doverosa nota per il vincitore: Mac Mahon penso sia migliore di quello che a prima vista può sembrare. L’ippodromo non all’altezza della gente di cavalli che ha prodotto lo spettacolo.
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23 Maggio 2017 alle 10:26
Grazie Benedetto dell’intervento. Credo anche io che l’aria fosse differente ed è un peccato perché i veri protagonisti, i cavalli, c’erano e si sono comportati benissimo. Un cavallo come Mac Mahon non lo si vede tutti i giorni eppure mancava l’adrenalina di partecipare a un evento unico. Essendo però una sensazione e non un dato oggettivo magari altri hanno avvertito sensazioni differenti. Io di mio devo ammettere che Capannelle me l’aspettavo maggiormente curata.
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