Per l’ippica ci voleva Caprotti!
In questi giorni abbiamo letto su giornali e media un’enorme quantità di articoli a ricordo della figura di Bernardo Caprotti, fondatore e leader di Esselunga, la catena di supermercati famosa in tutta Italia.
Non voglio entrare nel merito delle valutazioni sulla persona fatte dai vari giornalisti, alcuni ne hanno parlato bene altri meno, abbastanza normale quando ci si accosta a personalità peculiari come quella di Caprotti.
Quello però sul quale tutti si trovavano concordi era nel riconoscere in lui la figura del grande imprenditore di successo. Soprattutto, mi ha colpito un aneddoto ricorrente che viene molto spesso citato per spiegare che tipo di imprenditore fosse: “Caprotti, anziché perdere tempo a frequentare la «gente che piace», preferiva andare in incognito nei suoi supermercati, per osservare e conoscere meglio i suoi clienti. Una lezione d’impresa straordinaria”.
Questa citazione (tratta dall’articolo di Locatelli sul Giornale di ieri) sarebbe da mostrare e soprattutto far imparare a memoria ai nostri dirigenti ippici. Se analizziamo da cima a fondo questa breve frase capiamo tutta la enorme differenza che passa tra un imprenditore di successo, il dirigente massimo di un’azienda da 22mila dipendenti e bilanci in super attivo, e i nostri dirigenti ippici.
“Conoscere, ascoltare e poi decidere…”
Innanzitutto i nostri dirigenti si comportano all’esatto contrario di quanto faceva il fondatore di Esselunga, ritengono sia più importante mantenere rapporti con i salotti buoni piuttosto che capire cosa vogliano i clienti ippici. Anzi, credo che la situazione sia ancora più grave, perché i nostri responsabili fanno pure fatica a riconoscere quali siano i clienti dell’ippica.
Purtroppo questa affermazione è suffragata dal fatto che i veri clienti ippici, gli appassionati, gli scommettitori e in buona parte anche i proprietari, sono totalmente lasciati a loro stessi senza che nessuno dei nostri amministratori si sia mai preso la briga di scendere ad ascoltare le loro necessità e i loro desideri. Qualcuno di questi signori che hanno in mano il nostro mondo ha mai chiesto a un appassionato che tipo di ippica sogna? Come vorrebbe lo spettacolo ippico? Cosa si aspetta da una corsa di cavalli?
Non chiedo certo che si travestano come Caprotti per sondare di nascosto il gradimento della clientela ai prodotti e servizi che offre Esselunga, ma almeno una passeggiata nel parterre di un ippodromo, che non sia una sfilata scortata tra la club house dove viene allestito il buffet e il palco delle premiazioni, quello sì.
Non credo che Caprotti facesse questi “tour” per solo diletto o per approfittare dei punti fragola del suo supermercato, per lui questo era il modo migliore per testare sul campo la bontà (o meno) delle scelte fatte. Solo venendo a contatto con coloro che sono i veri giudici finali poteva capire dove intervenire per migliorare, perché conoscere meglio i clienti gli permetteva di porre in essere azioni volte a soddisfare i loro bisogni.
Nell’ippica manca totalmente una persona che abbia l’umiltà e la capacità, attitudini entrambe fondamentali, di saper ascoltare le richieste delle persone alle quali si rivolge il nostro settore.
“Quanto manca un Caprotti all’ippica”
A cascata e di conseguenza l’ippica difetta anche di un dirigente che sappia non solo ascoltare ma tramutare in azioni questi desiderata. Avere il potere di agire e decidere, fare una scelta piuttosto che un’altra, è altrettanto importante che saper ascoltare.
Ve lo immaginate cosa ne sarebbe stato di Esselunga se Caprotti, dopo aver fatto uno dei suoi giri esplorativi, fosse tornato in sede con alcune idee e al momento di metterle in pratica si fosse scontrato con un Consiglio di Amministrazione che gli metteva i bastoni fra le ruote frenandolo? Una cosa è certa, non saremmo oggi qui a leggere così tanti articoli su di lui…
Parlando con amici a proposito di ippica talvolta dico che non credo alla Democrazia. Ovviamente è una battuta, una iperbole teorica, la Democrazia (la maiuscola non è casuale) è la forma più alta di governo che l’uomo abbia mai pensato, senza dubbio l’idea migliore partorita dalla mente umana, il pilastro alla base di una civiltà che vuole avere un futuro.
Purtroppo questo favoloso concetto nell’ippica viene stravolto, facendo passare la democrazia (qui minuscola) come il potere di interferire in ogni decisione, in modo che qualsiasi scelta non possa venire mai presa e nulla muti.
La Democrazia ha il suo fine massimo nel portare un rappresentante a effettuare delle scelte dopo una procedura di ascolto e condivisione, alla fine quindi qualcuno deve poter decidere altrimenti il tutto diventa anarchia e caos.
Ecco, l’ippica oggi è nella più totale anarchia, con dirigenti che non sanno ascoltare e decidere e vari gruppi autoproclamatisi, per inciso senza alcuna investitura democratica, che urlano e si candidano alla gestione del settore.
Il risultato? Una totale paralisi che sta portando l’ippica alla morte.
Quanto manca un Caprotti all’ippica…
Antonio Viani@DerbyWinnerblog