Derby Story #7: Isaac Murphy in sella contro i pregiudizi

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IsaacMurphyHonour and shame from no condition rise. Act well your part, there all the honour lies”.

Così recita il ricordo scolpito nella pietra di colui che ha sconfitto avversari e pregiudizi alla stessa maniera. Usando la parola al posto della frusta.
Il suo modo di stare in sella unito alla sagacia tattica nel trovare sempre la posizione ottimale. Aspettare il momento giusto per l’affondo nei pressi del palo di cui era maestro. Queste le regole usate da quando quattordicenne tagliò il primo traguardo in carriera il 15 settembre 1875.
Lui, Isaac Burns Murphy afroamericano, nato allo scoppiare della seconda guerra di secessione Americana, orfano in tenera età, cresciuto dal nonno Murphy che ne scorse il talento, nei vent’anni successivi al suo debutto lascerà il segno nei modi e nei tempi cambiando radicalmente il concetto e la natura della parola fantino contribuendo inoltre all’uscita dei Colored dall’emarginazione del tempo e al lento processo di uguaglianza di un popolo offeso.

Il colore della pelle svanisce quando le emozioni vanno oltre gli occhi.
Burns in pista non tarda ad attirare le attenzioni dando spettacolo e sgretolando i pregiudizi. La vittoria nel 1879 con Falsetto nelle Travers Stakes lo catapulta in cima all’opinione pubblica non solo sportiva, ma facendone unisaac murphy 2 esempio sociale alle diverse latitudini. La sua moralità non lo portò mai a scendere a compromessi con nessuno. Nello stesso anno nelle Kenner Stakes riceve pressioni per aggiustare la corsa, ma lui correva solo per vincere. Risultato: respinto il tutto al mittente e primo sul palo ancora in coppia con Falsetto.
La notorietà arrivata anche da oltreoceano gli affibbia il nomignolo di Colored Archer, in onore del Fred Vittoriano. Con Archer condivide  tra le altre  la fragilità umana, la cronica lotta per rimanere nel peso che ne deteriorerà il fisico e la mente, la sovraesposizione mediatica ed economica non figlia del suo tempo e la media monstre delle vittorie in rapporto alle monte. In una prima stesura sono 628 su 1412 monte. Non vi serve la calcolatrice, la percentuale è del 44%, qualcosa di non umano. Ad una seconda, ma dubbia tanto da non dar certezze assolute si scende al 34% circa che rende comunque fuori portata comune il risultato.
I numeri non traspaiono emozioni. Le corse si. Kentucky Derby, Kentucky Oaks e Clark Handicap nell’Annus Mirabilis 1884. Nessun altro ad oggi ha ripetuto l’impresa.
Buchanan, Riley e Kingman gli regalarono la gloria a Churchill Downs, ma Salvator il 25 giugno del 1890 a Sheepshead Bay gli regalò la libertà per la sua gente.
Il match contro Ed Garrison per decretare il miglior fantino in circolazione aveva più il sapore del confronto razziale piuttosto che sportivo. In un testa a testa da levar il fiato, alla sua maniera, Burns battè il rivale con il minimo dei distacchi nella forma, ma a lunghezze nei contenuti. Uno schiaffo morale ed una rivincita contro le appena varate leggi di Jim Crow che estromettevano formalmente e fisicamente gli afro americani dai più comuni luoghi sociali.

Honour and Shame… Onore e Vergogna.
Quella provata solo due mesi dopo quando viene sospeso per 30 giorni per problemi di alcool in corsa per la isaac murphy burnverità mai provati. Si diffusero pure voci di un possibile avvelenamento, ma era comunque  l’inizio di un lento declino in lotta continua con diete rigidissime e lo spettro dell’alcol. Le monte e le vittorie diminuirono in maniera lenta ma costante. Nel 1895 la seconda sospensione lo portò alla decisione del ritiro. Pochi mesi dopo una polmonite se lo porterà via poco più che trentenne.
Venne sepolto nel cimitero comune degli sconosciuti. Lui che alla fama dava del tu.
A questa vergogna porrà fine dopo più di mezzo secolo, nel 1967 Frank B.Borries Jr. dell’ università del Kentucky, dopo tre anni di ricerche per ritrovarne i resti e onorarne la sepoltura. Il più grande jockey di sempre riposa ora vicino al più grande cavallo di sempre, Man O’War.
Sembra di sentire la sua voce che in corsa sussurra a chi gli sta sotto la sella le parole che gli avversari lasciano alla frusta. Isaac cresciuto in fretta, con le sue vittorie ha dato voce a un popolo che una parte dell’America preferiva incatenato e silenzioso. Isaac è finalmente tornato a casa.

Luca Zavatteri

2 pensieri riguardo “Derby Story #7: Isaac Murphy in sella contro i pregiudizi

    Osvaldo ha detto:
    21 settembre 2015 alle 18:47

    Peccato che appena si esce dai confini italiani, non si conta più nulla

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      Antonio Viani ha risposto:
      21 settembre 2015 alle 19:01

      Osvaldo scusa ma non vedo il nesso con la storia raccontata… 😉

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