International surprise a York: Arabian Queen sconfigge Golden Horn nelle Juddmonte!
L’Ebor meeting di York ci ha ricordato che le corse dei cavalli sono lo sport più bello del mondo, dove le sorprese, quelle più ardite, sono all’ordine del giorno.
Dopo il forfait dello sfidante Gleneagles tutti, ma proprio tutti, gli appassionati avevano consegnato la vittoria nelle Juddmonte al campione Golden Horn. L’allievo di Gosden pareva il predestinato alla conquista della prova e alla continuazione della sua suite di imbattibilità che sarebbe giunta a sei perle.
Però, come anticipato, l’ippica è la più bella dimostrazione dell’assunto che sempre esiste la possibilità che Davide sconfigga Golia, e il Davide di ieri si è materializzato nelle fattezze dell’unica femmina della contesa, di tre anni per giunta, Arabian Queen.
Andiamo con ordine. La prova regina della giornata aveva avuto l’antefatto con il ritiro di Gleneagles per via di un terreno divenuto soft dopo la pioggia del giorno antecedente. Il Galileo oltre a dover dimostrare di tenere una distanza, 2000 metri, ben superiore al suo miglio d’elezione, avrebbe corso anche su un terreno non gradito per lui che ama i campi di gara consistenti, davvero troppo e dunque il suo trainer O’Brien ha compiuto la scelta più corretta, e di maggior rispetto per il valore del cavallo, ritirandolo (scelta già compiuta nelle scorse Sussex di Goodwood) e preservandolo per le prossime tappe che potrebbero essere le Irish Champion Stakes il prossimo 12 settembre.
Detto questo era inevitabile che tutti gli occhi fossero puntati sull’altro campionissimo rimasto in gara, Golden Horn. L’allievo di Gosden risultava favoritissimo al betting, dove chiudeva a ben sotto la pari a circa il 40 per cento, e non poteva essere altrimenti. Il contro favorito diveniva il Charlton Time Test che pagava a quattro, mentre Arabian Queen era l’ultima del campo a cinquanta.
All’apertura delle gabbie era proprio la femmina a scattare meglio prendendo il comando subito affiancata dal pacemaker di Gosden, Dick Doughtywylie, che la rilevava alla testa del gruppo che vedeva Criterion in terza posizione con subito dietro il favorito.
In curva l’allievo di Gosden montato da Frankie Dettori superava Criterion e andava in scia all’allieva di Elsworth, con De Sousa in sella.
Dopo l’ingresso in retta, il battistrada finiva il suo lavoro lasciando campo libero ai protagonisti, Frankie metteva il suo Corno D’Oro sulle gambe per iniziare la sua proverbiale progressione e in un centinaio di metri riusciva a raggiungere la nuova leader Arabian Queen ma, e qui c’è il vero coup de théâtre che solo le corse sanno regalare, la Dubawi non ne voleva sapeva di lasciare la ribalta difendendosi con le unghie dagli assalti del Cape Cross che alla fine doveva rassegnarsi a perdere l’imbattibilità, accontentandosi del posto d’onore a un’incollatura dalla nuova regina d’Arabia, una Arabian Queen davvero maestosa.
La femmina di Elsworth ha davvero compiuto un’impresa anche perché le passate prove non le davano molto credito, se a due anni aveva vinto le Cambridge Stakes di Gruppo II ma dopo aveva fallito il salto nelle Cheveley a tre anni, invece, dopo un bel rientro vittorioso in Gruppo III aveva poi deluso nelle Coronation e nelle Falmouth per poi riprendersi con un terzo posto nelle Nassau, giusto prima di questo capolavoro.
Pur comprendendo le affermazioni del team, che ne fanno una cavalla molto tosta che si trovava ad affrontare per la prima volta i maschi di tre anni, dunque senza avere raffronti per poterla giudicare prima, crediamo che in questo caso alle ovvie qualità di Arabian Queen vadano aggiunte le mancanze di Golden Horn che è arrivato alla corsa sulla scorta del ritiro nelle King George situazione che ha forse messo troppo in gas l’allievo di Gosden, come confermato da Dettori nel dopo corsa. Inoltre il terreno crediamo abbia giocato un brutto scherzo anche a Golden che magari ci si trova più a suo agio di Gleneagles ma che certo non ama viste le sue doti di cambio di passo. Adesso i suoi programmi vedono una corsa di preparazione in vista dell’obiettivo principe, l’Arc.
Dopo una simile sbornia di emozioni torniamo sulla terra e vi raccontiamo che nel contorno si sono disputate le Acomb Stakes di Gruppo III per due anni, dove Dettori ha messo il suo sigillo in sella al promettente Recorder training Haggas. Il Galileo di proprietà e allevamento di nientemeno che Sua Maestà The Queen ha ben preceduto Bing Bang Bong.
Altra prova le Great Voltigeur, Gruppo II sui 2400 per tre anni, dove l’eterno piazzato Storm The Stars (Sea The Stars) ha finalmente conquistato la prima classica per il training ancora di Haggas e ora potrebbe puntare il St. Leger.
Antonio Viani@DerbyWinnerblog