Derby Story #1: Cayenna e Armando. Torino 1985
Ecco a voi il primo racconto di DerbyWinner. Speriamo che vi piaccia e che leggendolo vi venga voglia di raccontarci anche voi le vostre avventure legate al nostro fantastico sport. Ringraziamo il nostro anonimo ippico appassionato che ci ha regalato questa storia.
Cayenna e Armando. Torino 1985.
Ci avrò messo un minuto a tornare da Torino, ieri sera.
Ero solo in macchina ma, dopo quello che mi era appena successo, bastavo e avanzavo.
Ho deciso di correre. La cavalla è bella, serena, la corsa è dura ma non parto battuto da nessuno, sulla carta.
Appena entro all’ippodromo mi viene incontro Walter.
“Tutto occhei” mi dice “viaggio bene, poi Cayenna si è un po’ agitata, ma adesso bene.”
Vado a vederla in box, è molto tesa, sente la corsa, ma non mi preoccupo: è dura, ma vediamo…
Ritorno al peso e si va a bere con Walter. Caffè, coca cola, niente altro, la nostra è l’ultima corsa della giornata.
Quando ne manca una, Walter va a sellare Cayenna. A me sale la nausea.
Non ho l’allenatore e mi tocca sbrigare le operazioni del peso.
Mi viene incontro Armando, il fantino, o meglio l’allievo fantino, con la sella in mano, ma non sa a chi darla, indossa una giubba vecchia, vecchissima, non l’avevo adoperata da almeno cinque o sei anni.
È quella che portava Chiavenna, la mamma di Cayenna e mi vengono i brividi e mi sale ancora di più la nausea.
Vado al tondino per dare gli ordini, e intanto mi raggiunge Armando, è teso.
“Sai già tutto?”
“No, niente” risponde “mi hanno detto di ascoltare gli ordini, però ho parlato con chi l’ha montata l’ultima volta, dice che è una cavalla veloce in partenza e che ha perso perché lui si era fatto sorprendere, era rimasto un po’ troppo indietro.”
“Be’, senti, cancella tutto. Tu in partenza non chiederle nulla, non spaventarti se ti staccano, non preoccuparti.”
Incominciano a uscirgli gli occhi dalle orbite. “Come vuole lei…”
“Poi la fai mettere sulle gambe e stai attento a non disturbarla, a non farle avere intralci e vieni su in progressione, se puoi stai coperto, se non puoi, non fa nulla.”
Sale a cavallo.
“Ah, non adoperare la frusta.”
Mi guarda come se fossi pazzo, è smarrito poverino. “Ma lo sa che corriamo a mille e due?”
“È generosa, non serve.”
Fa spallucce e borbotta stralunato: “Come vuole, il proprietario è lei.”
Guardo Walter e capisco che aveva in mente tutt’altro, si era fatto una idea ben diversa di come correre e un po’ mi spavento.
Vado a vedere la corsa.
Cayenna parte bene, poi scivola in fondo al gruppo e per un attimo mi sembra in una posizione difficile, poi si acquatta allo steccato e mi rilasso un poco. Entrano in retta, sta diventando buio, non vedo bene, non la distinguo, poi la riconosco in mezzo al gruppo, un po’ indietro, ma già penso che non ci siano più problemi.
Scatta e passa in vantaggio.
Avevo giurato di non farlo, ma comincio a strillare: “Come on, Armando! Come on, Armando!”
Corro giù dalle scale incontro a Cayenna e la raggiungo che sta uscendo dalla pista.
Abbraccio la cavalla, do una pacca a Walter e una al fantino, che è ancora incredulo: “Ho fatto come mi ha detto lei, non l’ho nemmeno toccata, è stupenda”.
Rido come un matto.
Mi sembra impossibile di aver vinto con quegli ordini e rido, rido e accarezzo la cavalla.
Ecco perché ci ho messo un minuto a tornare da Torino, ieri sera.