Riflessioni post Arc

Come ogni anno, uscito dalla “Astronave dorata” – mia personale interpretazione – di Longchamp, do libero sfogo alle mie emozioni post Arc.
Stavolta però, causa mega coda ai taxi (strano esempio di inefficienza francese) e successivo tragitto alternativo, dove peraltro ho trovato simpaticissimi amici ippici, sono arrivato lungo, quindi ho deciso di posticipare a questa mattina.
Cosa mi resta dell’Arc?
Mi rimangono alcune istantanee indelebili, legate soprattutto alla passione e alla gioia che ho letto nei volti della totalità degli ippici presenti ieri a Longchamp.
È sempre una gioia ritrovarsi per l’Arc, come se per un ippico questa prima domenica di ottobre fosse una sorta di Natale!
Sicuramente ci saranno anche altre occasioni altrettanto belle, penso al Royal Ascot in primis, ma l’Arc ha in sé qualcosa di speciale, quantomeno per me.
Assieme a questa splendida festa laica, mi è però rimasto attaccato un sentimento di amarezza.
Eh sì. Amarezza per l’enorme quantità di talento, passione, investimenti che l’ippica italiana sta dissipando.
Probabilmente neppure per colpa interamente sua, visto che le leve gestionali sono in mano al Ministero dell’Agricoltura, ma fatto sta che vedere così tanti operatori che, per poter vivere appieno la loro passione, sono dovuti emigrare fa davvero male.
Proprietari, Allenatori, fantini e artieri che avrebbero potuto dare un contributo basilare per il nostro sport, ma che per necessità o per loro scelta personale l’Italia che galoppa ha perso.
Girare lo sguardo al tondino e incrociare tante facce conosciute, alcune che vedi solo qui oramai, dà dispiacere.
Avremmo tutto per poter, non dico rivaleggiare ad armi pari con il top mondiale, ma certamente per sedere al tavolo dei “grandi” ippici senza sentirsi degli intrusi.
Dunque, ricollegandomi al “Natale” ippico, alzo il calice di champagne, immancabile a Parigi, e faccio un augurio allo sport che amo, l’ippica, perché possa creare da sé le basi per una reale riforma, che alla fine ci consenta tutti di tornare ad essere felici di andare all’ippodromo in Italia come lo è qui in Francia.
Si può fare!!