Allevare cavalli, una passione inesauribile!
È proprio il caso di dirlo, beato chi era presente al Centro Equino Arcadia di Vigone per il seminario internazionale: Allevare un Campione – fondamenti, strategie, trucchi – che si è svolto sabato scorso.
Prima di iniziare a raccontarvi i segreti condivisi dai relatori con il pubblico permettete che ringrazi l’artefice di questa ottima iniziativa, colei che impegnandosi in prima persona ha fatto sì che tutto riuscisse alla perfezione, la dottoressa Giovanna Romano.
Giovanna non solo gestisce l’Arcadia in maniera egregia, vi assicuro che non è impresa facile in questa nostra ippica, continuando senza sosta nella meritoria opera di importare stalloni per migliorare il sangue dell’allevamento nostrano.
Alla Cascina Bruciacuore, sede del Centro Equino Arcadia, adesso funziona Frozen Power (Presentazione QUI), e in questo caso vi consigliamo di fare un salto da Giovanna per visionare questo bellissimo figlio di Oasis Dream che si sta ritagliando un importante ruolo sulla scena europea dei riproduttori. Siamo certi che non ve ne pentirete e sarete felicissimi di mandare la vostra fattrice da Frozen.
Come detto, oltre a questo, trova pure il tempo una volta all’anno di organizzare incontri per allevatori, operatori e semplici appassionati del mondo ippico.
Di questi incontri abbiamo parlato spesso in passato perché li riteniamo fondamentali per rinsaldare e rinfocolare la passione per il cavallo atleta e cogliamo l’occasione per suggerire all’ANAC, l’Associazione Allevatori che meritoriamente ha sponsorizzato la giornata assieme alla ACME, alla EBF (European Breeders Fund) e alla SIRE, di prendere spunto e magari proprio con l’aiuto di Giovanna (non penserà mica di aver finito qui?) proporre altri incontri tematici durante l’anno, per esempio in concomitanza con alcune delle giornate principali del nostro galoppo.
Siamo certi che se pubblicizzati bene avrebbero successo certo, soprattutto in questo periodo dove gli ippici hanno bisogno non solo dei soldi del montepremi ma anche di respirare aria buona che li rinfranchi nello spirito.
Fatti i doverosi complimenti all’organizzazione passiamo a parlare di ciò che aspettate con trepidazione, i segreti svelati dai relatori, cercheremo di toccare i punti salienti sapendo che condensare una intera giornata in poche righe è quasi impossibile.
Innanzi tutto sappiate che il parterre era davvero di alto livello, infatti, i lavori, dopo il benvenuto di Giovanna, sono stati aperti da Massimo Parri, fondatore dell’allevamento Le.Gi. Parliamo di una famiglia che in un relativamente breve arco di tempo ha prodotto sotto questa sigla ottimi soggetti e campioni come Biz The Nurse, Gentleman Only, Biz Heart, Aethos, Biz Power, Voice Of Love, ecc. ecc..
Il suo intervento è stato impostato principalmente su due aspetti fondamentali quali l’alimentazione e la qualità delle fattrici. Sul primo aspetto ritiene basilare seguire il puledro da vicino e con l’assistenza di un alimentarista (oltre a veterinario e maniscalco) dalla nascita e fino ai 18 mesi scegliendo prodotti giusti, in questo ha specificatamente fatto il nome della Acme, ditta presente all’incontro e che ha onorato la sua presenza con un intervento a fine seminario, mentre sul secondo attributo la sua esperienza lo ha portato a preferire maggiormente fattrici dalle linee conosciute, quindi italiane, piuttosto che estere per una ragione di più agevole valutazione delle prestazioni, della qualità o del carattere.
A seguire prendeva la parola John Osborne, chief executive dell’Irish National Stud (posizione che lascerà alla fine della presente stagione di monta, dopo 32 anni di servizio) che vista la sua storia e la posizione occupata ha iniziato il suo intervento raccontando di come è nato lo stud con sede nella contea di Kildare, frutto di una precisa scelta politica dello Stato Irlandese che attorno agli anni trenta decise di investire fortemente nell’ippica, non soltanto per non disperdere il know how creatosi nel tempo con i cavalli e che rischiava di sparire con l’avvento della motorizzazione, ma perché avevano capito che poteva essere una enorme fonte di guadagno, oltre a una ulteriore serie di ragioni molto razionali che dovrebbero far ronzare le orecchie ai nostri Politici, cioè l’attenzione ambientale e la forte quantità di manodopera che il settore porta con sé.
Una decisione che testimonia grande visione strategica di lungo periodo che ha fruttato enormi dividendi non solo allo Stato ma anche a tutto il settore ippico sull’isola di smeraldo. Nel 1969 (fino all’annus horribilis irlandese del 2007) sempre lo Stato ha consentito che i guadagni derivanti dagli stalloni fossero liberi da tassazione e questa scelta ha portato alla situazione che tutti gli allevatori e appassionati conoscono, cioè che l’Irlanda è una nazione dove tutti vogliono portare i propri stalloni.
Una decisione dunque che ha comportato per lo Stato un piccolo problema iniziale ma enormi guadagni sul lungo termine (a quelli che ritengono una eresia la detassazione o i bonus fiscali delle attività ippiche staranno fischiando le orecchie, ndr).
Tutto questo, continua Osborne, ha consentito non solo al Coolmore di posizionarsi al top mondiale, ma a tante aziende di crescere, all’occupazione di crescere e infine all’economia nel suo complesso di crescere. Il verbo crescere non è ripetuto per sbaglio…
Osborne ha concluso questa prima parte parlando dell’Italia, un Paese, parole sue, importantissimo per tutta l’ippica globale, non soltanto nel passato ma pure oggi. Un Paese, il nostro, che dovrebbe cercare di comunicare meglio i suoi successi e le sue conquiste e proprio per fare questo in Irlanda hanno particolare rilevanza 3 strutture, l’Irish Equine Center, che segue il benessere animale, l’Irish Thoroughbred Breeders Association, l’Associazione Allevatori, al cui interno ci si sbrana e si lotta ma che poi è capace di fare una sintesi e di proporsi al pubblico con un’unica voce e con un linguaggio semplice che riesce a penetrare anche negli ambienti Istituzionali, che “sentono e vedono” il lavoro che esiste dietro ogni corsa.
Ultimo pilastro è l’Irish Thoroughbred Marketing che aiuta il settore proponendo una serie di facilities a favore di ogni cliente dell’ippica irlandese e che svolge una fondamentale funzione promotrice dei cavalli irlandesi. I paragoni con la situazione italiana sono impietosi, vero?
Il bello è che Osborne conclude dicendo che in Irlanda sanno che i nostri cavalli sono validi, solo non capiscono perché noi non sentiamo il bisogno di dirlo a loro più spesso…
Sul fronte prettamente allevatoriale la sua esperienza con gli stalloni gli fa semplicemente dire che conta enormemente la qualità delle fattrici…
Un paradosso per uno come lui? Sì, ma anche no, perché Osborne argomenta con logica spiegando che il mondo degli stalloni è un mondo per certi versi irrazionale, dove la moda e il pensiero dominante (quello portato dagli stallonieri, parole e musica di John) hanno una enorme importanza e sono capaci di influenzare anche le scelte delle persone più assennate e competenti. Un esempio concreto è la questione della continua ricerca della precocità negli stalloni, eppure, come ben spiega, i maggiori premi sono nelle corse dai 2400 metri in su, la maggiore gloria idem, il divertimento degli stessi proprietari anche. Quindi non è detto, a suo modo di vedere, che questa deriva sia una cosa positiva per il settore in termini qualitativi e soprattutto non è razionale.
Dunque fate attenzione alla qualità delle vostre fattrici, se avete una buona fattrice potrete andare dovunque e scegliere “qualsiasi” stallone, perché lo stallone è importante ma la madre è vitale…
Di seguito l’intervento del Presidente ANAC Isabella Bezzera, che si è concentrata sull’influenza dello spazio fisico in allevamento a disposizione di fattrice e puledro, sulla rotazione e l’esame dei terreni destinati a paddock e infine sulla necessità di maneggiare molto i cavalli così da “abituarli” alla presenza umana, facendoli rientrare giornalmente in box. Forte attenzione altresì alla morfologia delle fattrici e degli stalloni, così da cercare di evitare eventuali difetti evidenti che potrebbero riproporsi anche sui puledri, oltre ovviamente alle usuali raccomandazioni relative alla carriera agonistica e alla famiglia di provenienza, ovvero la carta, sia per le fattrici, sia per gli stalloni.
Sugli incroci la sua scelta è stata quella di evitare gli estremi. Per capirci, la famosa idea che se a una fattrice veloce si dà uno stallone da distanza si otterrebbe un cavallo da derby con spunto non è suffragata dai fatti, meglio, a suo parere, virare su un miler.
Dopo la pausa ecco arrivare il momento del secondo ospite estero nella persona di Charles-Henri De Moussac, proprietario dell’Haras de Mezeray.
L’importante allevatore francese, nonché proprietario di stalloni quali Myboycharlie e Muhtathir, si è soffermato, oltre a quanto già detto dai precedenti relatori, sul valore decisivo che ha apportato il sangue nuovo al suo stud. Fin dagli inizi quando il padre decise di acquistare alcune fattrici sia in Italia dalla Dormello, sia addirittura brasiliane ma che presentavano dei collegamenti con alcune linee di sangue francesi, un mix che ha dato molti risultati e che dimostra come proprio in un settore dove la selezione è ormai molto stretta il tentativo di uscire dai binari possa dare un vantaggio competitivo. Assieme a questo ha sottolineato l’importanza di fattrici giovani per ottenere buoni cavalli.
Altro interessante aspetto rimarcato è la differenza di approccio tra chi svolge l’attività di allevatore e proprietario e chi invece fa l’allevatore per vendere i suoi prodotti. Ovviamente nel secondo caso la morfologia è una caratteristica che non può essere mai sottovalutata, soprattutto se si passa per le aste, così come la scelta di incroci che quantomeno in parte seguano il mercato.
Giusto il richiamo al fatto che il mestiere di allevatore sia un lavoro dove la pazienza e la determinazione giocano un ruolo predominante, come ricorda il relatore, il primo loro vincitore di Gruppo arrivò ben venti anni dopo l’apertura dell’allevamento, però tale risolutezza ha portato anche due vincitori di Arc, Trempolino e Subotica.
Differentemente da quanto detto da altri, ritiene che per i puledri sia importante svilupparsi stando fuori in paddock il più possibile e ovviamente per fare questo bisogna che erba e alimenti siano presenti in ottima qualità. Infine su un aspetto importante come il parco stalloni nazionale ritiene sia un bene per la totalità dell’industria nazionale ippica avere un gruppo di stalloni su cui contare, sia per ridurre i costi di allevamento sia per avere un contatto più continuo con i foal.
L’ultimo intervento tra i relatori tecnici è stato quello del famoso trainer e allevatore di stanza a Newmarket, Luca Cumani. Il trainer italiano, dopo aver ripercorso la storia dell’allevamento di famiglia, il Fittock Stud, ha spaziato a 360 gradi, dalle strutture necessarie all’allevamento, qui anche grazie all’intervento di sua moglie Sara che segue le fattrici e i foal, ponendo l’accento anch’esso sulla distribuzione dei paddock e sulla loro grandezza e sull’analisi periodica del terreno per capire di cosa manca e cosa vada integrato, fino all’utilizzo nei paddock di pecore e vacche con una funzione di difesa dai parassiti. A conferma di quanto detto in precedenza anche lui ritiene necessario che i puledri passino molto tempo, il più possibile, in paddock.
Dalle strutture il suo intervento si è rivolto alla scelta del tipo di allevatore che si vuole essere, commerciale versus proprietario-allevatore oppure cercare di fare entrambi come accade sempre più spesso.
Tale scelta cambia, per il relatore, il modo di porsi sia in fase di acquisto delle fattrici, dove si deve inseguire la qualità sempre, ricercandola non solo in corsa (scontato) ma anche nel pedigree che talvolta può essere la vera chiave per raggiungere ottime mamme a prezzo non esorbitante, sia con gli stalloni che nel caso di scelta puramente commerciale sono da preferirsi quelli alla prima annata perché il mercato di regola li apprezza. Questa che potrebbe a prima vista essere una strategia perfetta sconta il fatto che il turnover sulle fattrici deve però essere molto veloce per via che la maggioranza (si parla dell’80%) degli stalloni messi in razza per definizione non è valido e dunque adottando questa strategia si rischia di riempire la propria fattrice di padri poco performanti.
Se invece la scelta è quella sia di vendere sia di portare in pista, magari con l’idea di poi portare in razza le femmine che hanno corso, allora di converso la scelta dovrebbe principalmente andare su stalloni provati.
Sulla tipologia di incroci invece il Cumani pensiero è improntato principalmente al cercare di rinforzare le caratteristiche della fattrice in modo da renderle stabili (miler con con miler per esempio) piuttosto che cercare improbabili incroci agli estremi della scala.
In conclusione e come spero abbiate potuto rilevare dalla lettura si è trattato di un convegno davvero pregno di idee, magari alcune in contrasto tra loro, ma che hanno tutte un tratto in comune, sono state formulate da un gruppo di grandi allevatori che hanno tutti una particolare scintilla negli occhi quando parlano di cavalli, una scintilla che parla di passione per questi animali e forse è questo il vero segreto!
Antonio Viani@DerbyWinnerblog