Lezione d’Inglese: Customer-friendly si traduce con sovvenzione?
L’altro ieri mi sono imbattuto in un articolo d’archivio del Thoroughbred Racing Commentary (leggi QUI). Celebrava il riconoscimento consegnato all’ippodromo di Chester quale miglior ippodromo per i proprietari del 2013 (l’anno scorso questo premio è andato a Kempton Park).
Parliamo di un ippodromo, quello di Chester, che certo non può essere paragonato ai templi della disciplina come Ascot, Newmarket, Cheltenham, o altri. Un impianto che potremmo qui da noi classificare in un certo senso di provincia, con solo una quindicina di convegni in stagione. Però anche questo ippodromo di provincia si trova anni luce avanti agli standard proposti dai nostri luoghi di svolgimento delle corse.
Non che sia una novità purtroppo, di esempi ne abbiamo a decine ma è bene capire quali siano i modelli e le strategie seguite all’estero e quali siano la differenza sostanziale con quanto presente da noi.
Già alla motivazione del premio si comprende tanto: “The most customer-friendly racetrack”, cioè l’ippodromo più attento al cliente, perché è questo è il vero obiettivo che perseguono gli ippodromi d’oltre manica: l’attenzione e la ricerca della soddisfazione del cliente.
Come si è raggiunto questo risultato? Parrà strano ai nostri dirigenti, ma prima di partire con i vari piani d’azione in Inghilterra hanno analizzato i casi di successo nel mercato dell’intrattenimento e hanno scoperto che il tratto comune era la capacità di ascoltare le esigenze della clientela di riferimento e migliorare i servizi.
Quali sono le loro parole d’ordine per raggiungere tali target? Constant innovation and improving facilities, dunque un’innovazione continua e un miglioramento dei servizi.
Da quanto sopra discende tutta una serie di attività quali il mantenere inalterati i periodi e le date dei convegni perché questo aiuta a fidelizzare la clientela oppure la creazione di una serie di aree di svago, dai bar ai ristoranti tutte prossime alle aree di gioco, proprio per massimizzare le entrate dell’ippodromo, quello di Chester nel caso in esame.
Vi segnalo soltanto il progetto di coprire con un sistema Wi-Fi tutta l’area dell’ippodromo in modo da rendere facile allo spettatore la giocata tramite i suoi smartphone oppure tramite i tablet dati in dotazione da parte dell’ippodromo, semplice fantascienza oggi in Italia…
Le differenze sono così macroscopiche per un motivo evidente: il fruitore dello spettacolo ippico, lo spettatore, in Italia non è al centro delle strategie perseguite dalle società di gestione degli ippodromi.
Vi domanderete perché succede questo, non dovrebbe essere il pubblico il primo soggetto da far felice e coccolare visto che è il portatore di quei ricavi necessari per far prosperare l’azienda ippodromo, come abbiamo visto succedere all’estero?
Assolutamente no, il cliente in Italia non è per nulla al centro dei pensieri dell’ippodromo e il motivo è facilmente intuibile.
Le entrate principali degli ippodromi sono slegate dalla capacità o meno di saper rispondere alle necessità della clientela, il loro primo referente, il loro vero cliente, è lo Stato Italiano sotto forma di MIPAAF, colui che paga le loro rendite di posizione attraverso le famigerate sovvenzioni (convenzioni fino a quest’anno). Questo è il vero cliente degli ippodromi, la voce di bilancio che porta la grande maggioranza di entrate monetarie e colui che va blandito e con il quale intessere la maggioranza dei rapporti. Giusto o sbagliato che sia da anni questa è al situazione italiana.
Dunque non arrabbiatevi se entrando in un ippodromo tricolore non trovate neppure un ristorante, oppure se le toilette sono da terzo mondo oppure se non esiste il wi-fi o ancora se le tribune hanno i gradoni o i seggiolini sbeccati, dovete capire che noi spettatori non siamo il vero obiettivo degli ippodromi, al limite siamo un fastidioso corollario da sopportare.
Non lo trovate giusto? Ritenete che un ippodromo dovrebbe lavorare in un contesto imprenditoriale e concorrenziale dove il migliore a portare pubblico prospera meglio di chi alza solo la serranda dell’entrata?
Avete pienamente ragione ma vi consigliamo di andare in UK a Chester o altrove, perché l’Italia, oggi, non è un Paese per spettatori ippici…