Horse Addicted #11 Intervista a Isabella Bezzera: dal Manifesto per l’Ippica idee condivisibili!

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isabella bezzera sga 2015Il Manifesto per l’ippica ha avuto il merito innegabile di smuovere le acque dell’ippica nostrana e per meglio capire cosa ne pensino i dirigenti del nostro settore, in prima linea in questa battaglia per la salvezza del comparto, oggi abbiamo il piacere di intervistare a questo proposito la Presidentessa degli Allevatori di Galoppo Italiani (ANAC), Isabella Asti Bezzera.
Buongiorno Isabella andiamo subito al dunque, quali sono le tue impressioni dopo aver letto il Manifesto?

Ritengo sia ampiamente condivisibile, d’altronde è a grandi linee quello che il CNG (Comitato Nazionale Galoppo), creato a suo tempo, si prefiggeva. Mi sembra ci siano tutti gli elementi necessari a delineare il futuro dell’ippica, sempreché un futuro lo vogliano dare,  perché fino ad ora mi pare che sia tutto ancora molto nebuloso. Tornando al documento sono molto interessanti le prime argomentazioni, ritengo anche tutto sommato semplici da adottare, sempre si voglia farlo, ovvero la certezza e celerità dei pagamenti del montepremi e la programmazione tecnica. Tutto sommato non parliamo di fare rivoluzioni epocali ma solo di garantire i pagamenti entro 30 o 60 giorni a proprietari, allevatori e professionisti. Anche in caso di montepremi invariato darebbe una vera spinta al settore. Idem possiamo dire per le provvidenze agli allevatori, passate da 9 milioni del passato a zero o quasi in un anno, vuol dire affossare un settore. Riproporre programmi allevatoriali diretti verso la qualità sarebbe un grande incentivo a tornare a far crescere l’allevamento nazionale”.

Condividiamo e ricordiamo anche noi che l’allevamento (sia trotto sia galoppo) è la base del sistema perché senza cavalli non si corre e non bastano certo quelli comprati all’estero. Inoltre gli allevatori che portano in pista i loro prodotti sono oramai una grande fetta del mercato. Continuiamo sull’altra questione che hai citato, la programmazione?

“Aspetto come dicevo fondamentale, gli Allevatori ma anche gli stessi Proprietari hanno bisogno di una programmazione pluriennale perché fanno investimenti che vedranno i frutti nell’arco di più anni, gli allevatori addirittura tre anni e dunque è necessario avere una progettualità di lungo periodo che possa dare delle certezze. Noi siamo imprenditori e dunque consci del rischio d’impresa ma almeno alcuni punti fermia 047 riguardanti il contesto devono esserci altrimenti ogni possibile investimento diventa un salto nel buio”.

Altri aspetti del Manifesto che ritieni importanti?

“Senza dubbio la questione delle scommesse, bisogna uscire al più presto da un equivoco che ci sta distruggendo: o le scommesse tornano ad essere gestite dall’ippica – che dovrà strutturarsi per poter migliorare la propria offerta di giochi in modo da aumentarne l’appeal verso gli scommettitori e dunque il suo ritorno in termini di ricavi – oppure se lo Stato vuole mantenerne la gestione che ci diano un contributo fisso nello stile di quanto avviene con il CONI. Ci sarebbe anche una terza soluzione, quella che lo Stato dica pubblicamente, prendendosi le sue responsabilità, che dell’ippica non gli interessa nulla e dunque faccia fallire e chiudere il settore. Quello che non può fare è continuare a non decidere come sta facendo in questi ultimi anni”.

Un ostacolo che noi vediamo alla piena condivisione del Manifesto è la possibile ostruzione da parte degli ippodromi che secondo le idee portate avanti nel Manifesto dovrebbero cambiare radicalmente la loro impostazione, cosa ne pensi?

“Innanzitutto dobbiamo ricordare un dato. Il numero dei cavalli sta drammaticamente diminuendo dai 1500/200 nati al galoppo siamo arrivati ai 6/700 di oggi, e questo oltre a essere sotto gli occhi di tutti è un fattore oggettivo. Questo comporta corse con meno partenti e, a cascata, un appeal ridotto per le scommesse, una minor selezione tecnica e uno spettacolo inferiore al passato. Dunque non abbiamo certo bisogno di ulteriori ippodromi o con più giornate, anzi. Detto questo non sono per chiudere nessun impianto, sono un vettore di passione, se ippodromo milanogestiti bene e curati nei minimi particolari. Credo che per alcuni (quelli più piccoli) si debba rivederne l’impiego, farne un veicolo di cultura e promozione come avviene in Francia, dove ci sono pochi ippodromi che fanno la grande maggioranza dei convegni e una grande base che invece è strutturata sui meeting, cioè pochi convegni magari durante le giornate di festa della città. Credo che questa soluzione potrebbero essere ottimale per tutti gli ippodromi, i pochi grandi con una valenza nazionale distribuita su più giornate e gli altri a fare da importante veicolo culturale e promozionale più ridotto nell’impegno. La base però per tutti, grandi e piccoli, deve essere il ritorno a una gestione imprenditoriale perché come sono imprenditori gli allevatori e anche i proprietari così devono essere gli ippodromi”.

Per quanto concerne la programmazione delle corse qualche suggerimento?

Penso che debba essere armonizzata, dobbiamo evitare le duplicazioni di eventi simili nelle stesse giornate che sono controproducenti. In linea generale dobbiamo tornare alla centralità del cavallo, quindi va impostata la programmazione avendo ben presente questo aspetto, si deve tornare a un circuito di preparazione alle prove principali e così via. Una programmazione fatta bene non solo è possibile ma è uno di quegli aspetti tutto sommato facilmente implementabili che però danno grandi vantaggi anche in termini di raccolta del gioco. Mi preme sottolineare che con gli Enti Tecnici tutti questi problemi potrebbero essere risolti molto velocemente”.

Sulla proposta di detassazione come ti poni?

Ovviamente sono estremamente favorevole è una leva importante per far ripartire il settore. Non sarà facile da ottenere ma qualcosa di simile a quanto avviene da tempo anche all’estero penso vada studiato e proposto. Diciamo che potrebbe essere una sorta di compensazione per i decenni di abbandono del settore da parte dellesandi Istituzioni, se pensiamo che grazie al Ministro Zaia già nel 2009 avevamo un programma pronto da applicare, eppure lo si fece ammuffire nei cassetti del Ministero senza mai metterlo in pratica”.

Una delle critiche a questo Manifesto si è basata sul fatto che il suo compilatore,  Giorgio Sandi, è stato per tanti anni in posizioni preminenti all’interno del nostro settore e quindi gli si imputa che queste idee poteva dirle e avviarle già in passato.

A dire il vero non è proprio così visto che con l’adesione di Trenno e Snai ad IHRA, nel periodo in cui Sandi era a capo di queste aziende, si era già innescato questo iter di riforma del settore. Detto ciò trovo importante che si capisca che qualcosa va fatto per arrestare il declino e poco importa chi lo dice. In più vent’anni fa la situazione era differente, molto più rosea, e lui si trovava a dirigere un’azienda, non essendone il proprietario, che può avere fini divergenti da quelli del comparto nel suo complesso”.

Ultima domanda di stretta attualità, si è creato il CIN del quale fai parte come delegato per il galoppo. Quali saranno le prossime mosse, il programma quando sarà pronto e come vi ponete nei confronti di questo Manifesto?

Sicuramente prenderemo alcuni punti anche perché ripeto oltre a essere condivisibili sono punti anche avevamo già sviluppata con l’esperienza del CNG e di IHRA. A breve ci incontreremo ancora per definire in maniera compiuta il programma e poterlo rendere pubblico. Quello che mi auguro davvero è che questa difficile unità finalmente raggiunta tra tutte le componenti porti dei frutti per la salvezza dell’ippica, lo sport che amiamo”.

Miglior chiusura non ci può essere e ringraziando Isabella Asti Bezzera per la disponibilità le auguriamo un felice Natale.

“Grazie anche a tutti voi e speriamo che sotto l’albero ci siano dei bei regali per la nostra ippica”.

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