Una (nuova) proposta di riforma delle scommesse

Maggi: «Da quando si è iniziato a parlare di riforma del settore si è aperta una vivace discussione sulla governance, ma non si è mai affrontato il problema chiave: la raccolta del gioco. Nel frattempo ogni mese la raccolta scende, inesorabilmente. Il rischio era di arrivare a discutere di riforma del gioco quando l’ippica sarà già finita».
Da chi è composto il gruppo che ha scritto questa proposta?
Pierini: «L’idea è venuta ad Aldo Migliaccio, uno dei più esperti tecnici di scommesse in circolazione. Andrea Maggi esperto di numeri e statistiche di gioco ed in possesso di banche dati, Carlo Magno un allibratore professionista che ha portato la sua esperienza sulla quota fissa; infine io ippico di vecchia data con un forte approccio scientifico dato dal mio lavoro».
Quale è la principale novità presente in questa idea?
M.: «Innanzitutto vorrei precisare che non è una riforma ma è da considerarsi una pre-riforma che dia il tempo ai concessionario di concerto con il Ministeri e gli ippici tutti di scrivere un testo strutturato da mettere in atto nei prossimi anni».
P.: «Quando abbiamo analizzato il problema abbiamo cercato di capire da che parte affrontare la problematica. Alla fine la peculiarità doveva essere l’urgenza dell’intervento. Quindi abbiamo cercato di mettere insieme una serie di interventi che non richiedessero una riforma strutturale del comparto scommesse ma che semplicemente potesse essere messa in atto con un decreto interministeriale».
Come funziona la vostra “pre-riforma”?
P.: «È divisa in due parti. Da un lato la valorizzazione della quota fissa, dall’altro il rilancio della tris, quartè e quintè per riportarla ad essere la scommessa faro della nostra ippica».
A parere di noi di DerbyWinner uno dei motivi per i quali la scommessa ippica ha perso appeal è stato il proliferare incontrollato degli eventi ippici. Ci pare che, analizzando il vostro studio, voi vogliate che il sistema produca qualcosa come 1400 convegni all’anno, per di più con giornate da più corse rispetto alle odierne (se non abbiamo capito male), un numero abnorme a nostro avviso. Non credete che sia un’idea già ampiamente risultata fallimentare e che anzi se proprio si dovessero dare dei numeri, visti i cavalli nati e in attività al 2014 in Italia, si debba pensare a un forte ridimensionamento, magari arrivando a 850/900 convegni annui? Allora sì che ci potrebbero essere convegni da 8/9/10 corse ciascuno? Quindi 2 convegni durante la settimana e massimo 4 nei week end?
P.: «Partiamo da un assunto fondamentale: meno corse meno raccolta. Detto questo è ovvio che le nostre siano stime, ma senza un censimento del parco cavalli credibile non potranno altro che rimare tali. Bisogna considerare un numero di corse medie all’anno per cavalli, ad esempio 10/15 per il galoppo e 25/30 per il trotto. Fatta questa stima, conoscendo il reale numero dei cavalli diventa facile scoprire quante corse si possono organizzare. Per i nostri calcoli ci siamo basati sugli unici dati ufficiali disponibili (riferiti al 2012) quindi sicuramente siamo stati un po abbondanti con il numero delle corse. Inoltre bisogna concretamente considerare che vanno cambiate le proposizioni della corse per ottenere maggiori corse per gli anziani , almeno fino a che gradatamente non si riconsoliderà il parco cavalli».
Sulle proposizioni sbagliate delle corse siamo d’accordo, sull’asserzione “meno corse meno raccolta” molto meno, nel senso che riducendo le corse si potrebbero allocare meglio le risorse e quindi rendere più appetibili e giocabili le corse rimaste. Inoltre crediamo che in un sistema che funzioni (non il nostro quindi) le corse medie per cavallo siano inferiori. Andiamo avanti, tu Andrea cosa ci dici?
M.: «Inizialmente ero convinto che la soluzione ideale fosse la diminuzione delle corse. Analizzando i dati con Massimo e gli altri ragazzi ci siamo accorti però della diretta proporzionalità tra le corse e la diminuzione della raccolta. Il problema è che nel passato si è sempre provveduto a tagli lineari: contemporaneamente alla diminuzione delle corse è diminuito il montepremi, questo ha portato ad una contemporanea contrazione del parco cavalli, creando un circolo vizioso difficile da fermare. Qualsiasi diminuzione di corse per evitare l’effetto di diminuzione del numero dei cavalli dovrebbe essere legata ad un aumento del montepremi medio. Questo potrebbe invertire, in poco tempo, la curva del numero dei cavalli e farla tornare in crescita».
Credete sia fattibile in un settore dove gli ippodromi sono così forti?
M.: «La programmazione non può essere fatta dagli ippodromi, perché perseguono ovvi interessi di parte. La programmazione è prerogativa per legge del MIPAAF ed è solamente una brutta abitudine (dovuta agli errori del passato e dalla scarsa tecnicità degli impiegati ministeriali) lasciare agli ippodromi la redazione del calendario».
P.: «Inoltre è bene che, creati i due enti tecnici del trotto e del galoppo, sia data voce alle categorie ippiche, anche attraverso un concorso decisionale con gli ippodromi in relazione al parco cavalli locale».
Se aspettiamo il MIPAAF, la programmazione ce la possiamo sognare purtroppo.
Proseguiamo, puntate giustamente molto sulla modifica dell’offerta odierna. Non credete che il primo punto da cui partire sia l’aumento del payout per lo scommettitore ippico, che è particolarmente tartassato?
P.: «La modifica del payout è fondamentale, ma non è essenziale in relazione alle scommesse esotiche (accoppiate, trio, quartè e quintè). Per attuare la modifica del pay out è necessaria una riforma strutturale che necessita di tempi lunghi e non basta un solo decreto interministeriale, ma un cambio anche dei protocolli di comunicazione. Quindi è una questione importantissima che andrà trattata nella riforma complessiva che dovrà avvenire entro il 2017. La Quota fissa ha un pay out medio dell’86% e quindi in linea con il pay out delle scommesse sportive. Il problema è che oggi la stessa ha una tassazione complessiva imposta unica e prelievo di oltre il 12% che la rende improduttiva per i Concessionari».
Interessante la vostra idea di puntare sulla quota fissa. Oggi è la sola scommessa ancora “praticabile” in Italia. Non credete però che cercare di cavalcare la quota fissa vada contro gli interesse degli operatori odierni che con il tot non rischiano alcunché? Perché dovrebbero tornare a rischiare del proprio? Un colosso come Snai, parliamoci chiaro perché dovrebbe darvi retta e rischiare?
M.: «Siamo di fronte a un problema enorme: il totalizzatore ha collassato. Con i montanti di gioco attuali bastano poche centinaia di euro per stravolgere una quota. I nostri scommettitori rischiano sempre di autoflagellarsi quando giocano un cavallo. I concessionari hanno un problema più importante: il 10% di zero è zero. Se la raccolta continua a diminuire anche il fatturato ippico dei concessionari continuerà a diminuire, fino arrivare a quasi zero. Comunque sia in un sistema nazionale la quota fissa diventerebbe una specie di totalizzatore, come accade ora per le virtuali, diminuendo di fatto il rischio dei concessionari».
P.: «Nelle virtuali il payout è tra l’85% e l’88% e il rischio di impresa del concessionario si annulla sui grandi numeri, così come succede in tutti i prodotti a quota fissa se sono quotati in maniera corretta e il volume di gioco è sufficiente».
Sulla riforma necessaria del T/Q/Q siamo mille volte d’accordo, ma credete che possa bastare per evitare le tris poco attraenti (eufemismo) che ci sono oggi? Non credete che togliere il gettone tris e fare le altre modifiche faccia andare in bestia coloro che ci vivono su queste corse poco interessanti?
M.: «Questa è una riforma basilare. Senza di essa non riusciremo mai a far ripartire il nostro sistema di gioco. Bisogna semplicemente guardare al passato, per migliorare il nostro futuro. Si tornerà a due eventi settimanali. Uno il mercoledì, e uno il sabato, uno di trotto e uno di galoppo. La dichiarazione dei partenti dovrà avvenire 3/5 giorni prima della corsa, e insieme ad essa l’apertura del gioco. I partenti saranno sempre 16 con l’utilizzo dei cavalli riserva e il montepremi sarà di 30.000 euro per le TQQ del “normali” mentre sarà di 50.000 euro in particolari TQQ abbinati alle giornate di gran premio».
P.: «Crediamo che l’utilizzo dei cavalli riserva renda le corse interessanti perché si eviterebbero le tris da 10 partenti come accade oggi. Il premio di 30/50 mila euro è l’incentivo a far partecipare cavalli con chances. Il gettone tris è un falso problema. Si parla di privatizzazione dell’ippica, di meritocrazia e di qualità, non si può pensare che il gettone tris sia la panacea ai mali dell’ippica. Abbiamo previsto di usare un rimborso chilometrico per i cavalli che vanno a partecipare alla tris. L’aumento dei premiati fino al decimo/dodicesimo classificato, infine, assicurerà una distribuzione omogenea dei soldi in palio. Comunque questi sono temi che devono essere sviscerati e discussi con il contributo delle categorie che non possono essere escluse, ma che non devono strumentalizzare le problematiche se sono interessate ad un rilancio del settore».
La seconda fase della vostra riforma cosa riguarderebbe?
M.: «Successivamente è previsto di sostituire il “vincente nazionale” con un simplè alla francese, una scommessa in cui giocando il vincente si gioca anche il piazzato, l’introduzione dei multipli a quota fissa e di giochi esotici sullo stile della pick7 americana, l’introduzione di jackpot regionali e nazionali e le carature per tris quartè e quintè. Questa materia va trattata in una riforma strutturale del comparto scommesse che andrà discussa con le categorie, i concessionari e gli ippodromi e sarà materia per la scadenza delle concessioni attuali nel 2017».
Quanto tempo ci vorrebbe per mettere in pratica questa riforma?
P.: “Poche settimane. Altro vantaggio è che è una riforma reversibile, chiamiamola “sperimentale”. Qualora non funzionasse con la stessa facilità si potrebbe tornare indietro alla situazione attuale».
Ci manca solo tornare indietro a oggi… Quali risultati vi aspettate e in che tempi?
P.: «Fare delle stime è rischioso e l’errore è dietro l’angolo, abbiamo ipotizzato che la riforma possa bloccare il trend deficitario attuale nei primi 6 mesi per poi iniziare una curva positiva che in 2 anni (in attesa di una più strutturata riforma del settore e delle scommesse) possa iniziare una lenta crescita supportando così la riforma del settore che, si spera, avverrà il prima possibile».
Cosa vi aspettate che succeda adesso, dopo la vostra uscita pubblica?
M.: «E’ importante aprire un tavolo serio di concertazione sulla riforma delle scommesse, partendo dal presupposto che bisogna fare qualcosa subito, perché è già troppo tardi. Noi ci siamo già mossi condividendo questa riforma con SNAI e nonostante ci siano alcune visioni contrastanti abbiamo avviato un confronto molto produttivo e siamo certi che se tutti lavoreremo nella stessa direzione si potrà trovare una soluzione in tempi brevissimi».
Che dire, vi ringraziamo di averci parlato del vostro studio, non siamo completamente d’accordo su alcune vostre idee, dal numero di corse alla facilità di ottenere risultati in così breve tempo e siamo molto dubbiosi che possa venire accolta con favore dagli odierni concessionari. Importante è però parlarne e cercare di smuovere l’ambiente. Adesso aspettiamo il contributo di altri nostri lettori per darci nuove e stimolanti idee di cui dibattere sul tema della scommessa ippica.
Antonio Viani@AntonioViani75
10 novembre 2016 alle 7:01
Se vogliamo ‘riformare’ trovando una soluzione che vada bene a tutti gli enti preposti, NON arriveremo MAI a concludere NIENTE!!!
È palese che, inizialmente, ogni anello della catena (tranne quello degli scommettitori ), debba ridimensionarsi, per poi avere dei benefici futuri e SALVARE tutto il comparto!!!
Se si vuole andare avanti, l’IPPICA deve camminare con le proprie gambe ( come tutte le imprese ), quindi è il GIOCO che la deve fare da padrone! Di conseguenza, visto anche la crisi generale di liquidità in circolazione,
DEVE ESSERE ATTRAENTE e RETRIBUITIVO!!!
QUINDI, a mio avviso, TAGLIARE TUTTE le VARIE ALIQUOTE!!!
"Mi piace""Mi piace"
10 novembre 2016 alle 11:47
Grazie Carlo del tuo intervento. Sulla attrattività e la retributività credo che in linea generale nessuno penso possa essere contrario.
Per fare questo però basterebbe tagliare tutte le aliquote? Quali poi? Quelle a vantaggio dell’erario, quelle per i provider o quelle a favore dell’ippica? Nei primi due casi la vedo dura (senza dare qualcosa in cambio), nel terzo ci manca solo ridurre ancora le entrate a favore dell’ippica, che già sono prossime allo zero.
Ma anche fosse fattibile, siamo certi che basterebbe toccare gli aggi e le aliquote per veder schizzare le scommesse? Oppure una vera riforma per tutta l’ippica dovrebbe toccare ogni aspetto per realizzare appieno i suoi effetti? Non credi sarebbe fondamentale ristrutturare il programma che oggi è pletorico senza alcun senso e che non aiuta ad aumentare i volumi di scommesse per corsa?
A presto.
"Mi piace""Mi piace"