Longchamp e le Pattern salvate: la scalata riparte!

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scalare la montagnaRipartire dal week end parigino, da quanto di buono ci ha raccontato la due giorni di Longchamp. Non è megalomania pensare di appropriarsi  delle buone idee sviluppate dall’organizzazione transalpina e cercare di farle nostre, ovviamente adattandole alla situazione italiana. D’altronde per invertire il trend negativo e tornare a salire un qualche punto fisso dovremo pur trovarlo, diciamo uno sperone dal quale prendere la spinta per tornare a scalare la montagna, e il week end parigino potrebbe benissimo servire allo scopo. Non solo, la ormai quasi ufficiale notizia che arriva dalle stanze del Comitato Pattern, dove si è deciso di salvare lo status internazionale delle nostre corse principali, val bene il secondo appoggio per aumentare lo slancio.
Iniziamo a ragionare sul perché si dovrebbe utilizzare il week end parigino come esempio e punto d’appoggio. Semplice, perché il meeting del Prix de l’Arc de Triomphe è innegabilmente il punto più alto dello spettacolo ippico mondiale, magari ci sono corse più veritiere tecnicamente, non lo discutiamo, ma è innegabile che negli ultimi anni l’Arc sia diventata la corsa principale della stagione, vuoi per la collocazione temporale che in un certo qual modo chiude la grande stagione del galoppo europeo, vuoi per la presenza dei più importanti cavalli classici e soprattutto per il fatto che i proprietari più rilevanti del mondo sognano di riportare a casa il trofeo che riproduce l’Arco di Trionfo Napoleonico.
La due giorni di Parigi deve rimanerci bene in mente per l’organizzazione perfetta, sia dentrotondino lonchamp arc2 sia fuori dall’ippodromo. Avvicinandosi a Longchamp, già dalla Porte Maillot si vedevano le bandiere dell’Arc che indicavano i punti di raccolta dai quali partivano i bus speciali e gratuiti diretti all’ippodromo, stessa organizzazione all’entrata, molti steward e tutti gentili davano indicazioni. All’interno una vera festa del cavallo, ogni dieci metri uno stand e mai la sensazione di brancolare nel nulla. Tanti punti di ristoro per ogni tipo di tasca. Idem le tribune che, pur presentando i normali segni del tempo (Longchamp sarà completamente ricostruito nei prossimi anni), erano pavesate a festa e presentavano sportelli per il gioco in ogni dove.
Una simile organizzazione, con l’aggiunta di un battage pubblicitario di primordine ed efficace, non poteva che portare a un successo di pubblico, oltre 50mila persone la domenica e più di 10mila il giorno prima. Soprattutto persone felici di essere lì e tantissimi giovani orgogliosi di fare parte di uno spettacolo unico. Molti italiani, sì moltissimi italiani (si riconoscevano facilmente per il sorriso perennemente stampato in faccia), molti che si vedono solo raramente in un ippodromo italiano e che invece ci dicevano che l’Arc per loro è un appuntamento da non perdere e che quando li salutavi dandogli appuntamento a Milano per il Gran Criterium ti rispondevano con un vago vedremo.
Questa capacità di creare l’evento deve farci comprendere, una buona volta, che se lo spettacolo in pista è all’altezza, se l’ippodromo è preparato per accogliere (e non per respingere) gli spettatori e se viene attuata una campagna pubblicitaria all’altezza è possibile ancora interessare il grande pubblico e far appassionare le persone al nostro amato sport. Ovvio non si possa realisticamente pensare di arrivare a numeri pari a quelli francesi in un anno o due, ma certamente se lo spirito e le idee sono volti a iniziare una risalita i frutti incominceranno a vedersi.
sulla vettaL’altro contrafforte dal quale prendere slancio è la notizia del salvataggio delle nostre corse pattern, salvataggio che si deve principalmente al grande lavoro del Comitato Nazionale Galoppo  e dell’ANAC che hanno tempestato il Ministero per cercare di trovare una soluzione.
Questa felice soluzione della vicenda non ci deve far dimenticare l’orrenda figura inferta al nostro galoppo e deve, anche qui finalmente, portarci a ripensare totalmente il nostro mondo, riportando la qualità e la selezione al primo posto, facendo sì che trasparenza, correttezza e competenza non siano solo parole ma principi guida, insomma i pioli sui quali poggiare la nostra scalata alla montagna.
Se da queste due situazioni sapremo trarre il giusto insegnamento allora potremo farcela. La montagna dal basso sembra sempre più alta di quanto sia in realtà.

Antonio Viani@AntonioViani75

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