Horse addicted #4
Finisce l’estate e ricomincia Horse Addicted, la rubrica di DerbyWinner che vi racconta i personaggi del nostro sport, le loro storie, passioni e sogni. Oggi incontriamo Anna Lupinacci. La brava amazzone pisana si sta facendo valere nel circuito Fegentri in giro per il mondo e nel week end scorso era a Istanbul, nell’ippodromo di Veliefendi, durante l’International Racing Festival. Non solo, Anna proviene e rappresenta, con la sorella Lucia, la nuova generazione di una famosa famiglia ippica impegnata a 360° nel nostro sport, la famiglia Turri. Andiamo a conoscerla meglio.
Ciao Anna, complimenti per la splendida vittoria di sabato in Turchia a Veliefendi. Ormai sei una sicurezza tra gentlemen e amazzoni, pur montando da relativamente poco tempo in corsa. Molti appassionati di galoppo ti conoscono, ma per i nuovi ci puoi raccontare brevemente come è nata la passione per il nostro fantastico sport?
Innanzi tutto grazie. La mia passione è nata già da grande perché, anche se cresciuta letteralmente con i cavalli, non ho avuto fin da subito questo amore che invece col tempo e con le varie esperienze è cresciuto in me.
Raccontaci com’è fare l’amazzone, da fuori sembra tutto rose e fiori, viceversa quali sono i sacrifici che hai dovuto affrontare e le gioie che ti ripagano.
Fare l’amazzone è bellissimo, correre con il cavallo ti da la gioia e l’emozione che ripaga tutto il lavoro mattutino che tra alti e bassi ti porta a disputare una corsa. Il vero sacrificio per me è stare in un ufficio e fare il mestiere per cui ho studiato, non stare al freddo e al gelo sopra un cavallo.
Brava! Però così ci incuriosisci, di cosa ti occupi al di fuori dei cavalli?
Mi dovrei occupare di architettura del paesaggio, mi sono laureata due anni fa, è una mia grande passione fin dal liceo ma ora l’ho dovuta accantonare per fare questa nuova esperienza da amazzone che è cominciata proprio dopo la mia laurea.
Per il paesaggio c’è sempre tempo, poi girando il mondo come fai ora, sai quanti splendidi posti hai la possibilità di vedere, direi che è quasi uno stage obbligatorio per un architetto. Dovremo chiamarti Architetto Lupinacci? Scusi Arc. Lei segue le orme di grandi amazzoni, per esempio Jessica Marcialis, campionessa del mondo lo scorso anno, si è forse ispirata a qualcuna di loro in qualche particolare oppure a qualche fantino professionista?
Sicuramente studio tutte le amazzoni e i gentleman più forti come Jessica, che ho conosciuto in questa esperienza, ma anche e soprattutto seguo i consigli che mi danno in casa le amazzoni che si sono fatte valere fino a qualche anno fa, in particolare quelli di Francesca Turri.
Ti fa molto onore quello che dici, la famiglia Turri è davvero una delle principali dinastie del nostro galoppo. Tornando a bomba sulla tua vittoria, com’è stata, ce la racconti? Ci dai anche un’idea di come sia il galoppo turco, che ai nostri occhi sembra migliorare di anno in anno.
Le corse di questi giorni sono le più importanti a Istanbul, ospitano scuderie e fantini di tutta Europa e solo partecipare a una corsa in questa giornata sapendo che fantini e allenatori internazionali potrebbero guardarti anche solo per sbaglio è un grande onore. Vincere è una super emozione, quando passi il palo per prima senti il cuore che scoppia e non sai se piangere o ridere.
Non ci hai ancora raccontato del cavallo che hai montato, dicci il nome e se era favorito o meno e se magari ti hanno dato particolari indicazioni prima della corsa. Da quanto dici il galoppo turco riesce, a dispetto del nostro, ad attrarre gli operatori esteri hai un’idea del perché (noi qualcuna forse l’abbiamo). L’ippodromo ci dicono sia molto bello e che la gente accorra in massa. Ce lo confermi?
Il galoppo turco è una sorpresa anche per me non pensavo fosse così importante. Vedendo però le grandi e ben tenute strutture che hanno, ho capito perché scuderie importanti vanno a disputare lì corse di gruppo (vedi i vari Godolphin, Cumani, Hannon e compagnia nel week end appena trascorso, ndr).
Il mio cavallo si chiama Mythogenic, vi assicuro che è bellissimo e bravissimo, mi hanno detto che aveva molte possibilità di vincere se riuscivo ad aspettare gli ultimi 400 metri per passare, se no si sarebbe fermato. Così ho fatto e direi che è andata bene.
Torniamo in Italia. Pensi di continuare ancora molto nella tua carriera internazionale o pensi di rientrare in Italia. Insomma quali sono i tuoi sogni e progetti a breve. Sappiamo che tua sorella ha preso la patente di allenatrice e quindi verosimilmente collaborerai con lei.
Certo, in Italia continuo sicuramente come sto già facendo quando non sono impegnata all’estero, non posso rinunciare a montare i cavalli di scuderia che vedo tutte le mattine e da qualche mese ho cominciato anche a collaborare con mia sorella per allenare e portare alla vittoria cavalli nostri, devo dire che qualche soddisfazione è già arrivata.
Allora non puoi esimerti dal dirci un cavallo che ritieni possa far bene a breve.
No, non posso, da buona ippica sono superstiziosa e se rispondo mia sorella mi uccide! (grande risata).
Va bene, dai per stavolta ti sei salvata, conosciamo tua sorella Lucia e capiamo la tua ritrosia (altra risata). Sei giovane e sei amante dell’ippica. Due grandi qualità. Diciamo sempre che sono i giovani che cambieranno il mondo, noi ci proviamo (mi ci metto anch’io nella categoria…) ma pochi ci ascoltano. Tu quali idee avresti per uscire dalla crisi? Fai tre proposte.
Io, che faccio questo sport per passione, mi rendo conto che in primis le amministrazioni che dovrebbero far funzionare questo sport e consentire di lavorare a molti, non funzionano. Secondo punto importante è che l’ippica non viene più seguita dalla comunità ma principalmente dagli addetti ai lavori, quindi necessitano iniziative per avvicinare tutti a questo sport, sarebbero utili per ripartire anche con persone nuove. E in fine la cosa più importante, i soldi dovrebbero entrare in tempi brevi e certi per far progredire e sviluppare tutto il settore.
Tre proposte concrete e condivisibili. Per ultimo il nostro tormentone: conia una frase per l’ippica.
Farei uno spot magari non molto originale ma simpatico : think different e datti all’ippica.
Ci piace, veloce e d’impatto, riprende uno slogan del passato indirizzandolo verso il nostro sport, che ha sicuramente tanto bisogno di pensare in maniera differente se vuole avere un futuro all’altezza del suo grande passato. L’intervista è finita Anna, grazie di cuore da tutti noi di DerbyWinner e dai tanti appassionati di ippica che ci leggono. A presto e continua così che vai forte!
Grazie mille a voi, un saluto a tutti gli appassionati ippici.