Royal Ascot – Day two.
La grande attesa di tutto il meeting del Royal Ascot era la campionessa Treve, la dominatrice dell’Arc de Triomphe, la quattro anni di Sheikh Joaan che doveva rimettersi in marcia nelle Prince of Wales’s dopo l’inattesa sconfitta al rientro nel Ganay patita dall’incredibile Cirrus des Aigles. E invece alla resa dei conti è arrivata una cocente delusione, con la baia da Motivator già poco pulita d’azione nel canter di avvicinamento alle gabbie ed ancora più spenta in corsa, una copia sbiadita della Treve ammirata lo scorso anno quando fu capace d’infilare il trittico Diane-Vermeille-Arc in stile zarkaviano.
Al contrario della campionessa Aga Khan, che andò in razza da imbattuta a tre anni, Treve, per volere di Criquette Head e del suo proprietario, ha continuato la carriera, con la convinzione che potesse ulteriormente maturare. Con le femmine però è sempre rischioso, alcune vengono avanti con il passaggio d’età altre invece subiscono un’involuzione, proprio quello che è successo a Treve, vittima probabilmente anche di un problema fisico tutto da capire come ha riferito nel dopocorsa la sua allenatrice.
In retta la campionessa ci ha provato lo stesso ma senza dare risposte alle sollecitazioni di Frankie che nel finale, quando ha visto che non riusciva neanche a pizzicare Magician per il posto d’onore, l’ha rispettata, chiudendo al terzo. “Abbiamo perso un’altra battaglia, non certo la guerra, c’è qualcosa che non va in lei, non è la Treve che conosco, il flop è sicuramente dovuto ad un problema fisico che dovremo individuare con calma. Se riusciremo a risolverlo le daremo un po’ di riposo in vista dell’autunno dove la impiegheremo sul miglio e mezzo, il doppio chilometro è ormai troppo stretto, fa fatica nella prima parte a seguire il ritmo. Se ritroverò la Treve che conosco l’Arc sarà il naturale target”. Vedere così in difficoltà la Regina, soprattutto per noi che abbiamo avuto la fortuna di seguirla dal vivo a Longchamp, è stato un colpo al cuore ma i fuoriclasse emergono nei momenti più duri e allora l’augurio è quello di ritrovarla nel pieno della forma per un bis nell’Arc de Triomphe.
Era doveroso parlare di Treve ma qui dobbiamo spendere parole di stima per un’altra femmina, la cinque The Fugue, la splendida Dansili che non ha rubato nulla, anzi ha dominato nelle mani di William Buick, tingendo nuovamente di rosa le Prince of Wales’s otto anni dopo il sigillo di Ouija Board. John Gosden, assoluto mattatore dei primi due giorni, dopo Kingman ha riportato alla ribalta questa portacolori di Lord Lloyd Webber, fiorita e irrobustita nel passaggio dai quattro ai cinque anni. Quarto gruppo 1 per lei dopo le Nassau, le Irish Champion e le Yorkshire Oaks, oltre al record della pista e della corsa (2.01.9), aiutata anche dal ritmo indiavolato del leader Elkaayed. Buick sogna di vincere insieme a lei l’Arc de Triomphe ma il pesante ha sempre allontanato The Fugue dal summit di Longchamp come ha spiegato Gosden. “Guardiamo a obiettivi come le Eclipse e le Juddmonte International, sperando in un clima estivo. Sul morbido-pesante non si esprime al meglio, ha i piedi piccoli sembra una ballerina, ha bisogno di fondi scorrevoli”.
In apertura nelle Jersey altra doppietta di Hamdan Al Maktoum dopo quella firmata nelle Oaks di Epsom, stavolta con Mustajeeb, allievo di Dermot Weld terzo nelle Ghinee irlandesi di Kingman, che ha piegato il compagno di colori Muwaary, quarto nella Poule di Longchamp.
Pat Smullen ha timbrato una bella doppietta per l’Irlanda grazie alla volante Anthem Alexander, a segno da favorita nelle Queen Mary per il training di uno scatenato Eddy Lynam (quello di Sole Power per intenderci). Il doppio raro Coventry-Queen Mary lo ha siglato da stallone anche Starspangledbanner, davvero formidabile con i due anni. Nelle Duke of Cambridge, ex Windsor Forest è uscito dalla tana Sir Micheal Stoute, a segno con l’attesa Integral, la quale ha consentito a Ryan Moore d’interrompere il digiuno di successi. In chiusura nel Sandringham l’imbattuta Muteela ha regalato una giornata indimenticabile ad Hamdan Al Maktoum mentre nella Royal Hunt Cup colpo dell’homebred italiano Field of Dream, il pupillo di Franca Vittadini che ha trionfato, alla ricomparsa dallo scorso settembre, con un pregevole allungo nelle mani di Adam Kirby. L’Italia, in un modo o nell’altro, sa sempre farsi onore!
Edoardo Borsacchi @Edobor88Edoardo